Indipendente e controcorrente. Capigliatura ribelle e scomposta. Sfruttato da padre e insegnante, alcolisti e severi, si allontana da casa. Quasi suicida per la perdita d’udito. Potrebbe essere la descrizione dell’anima tormentata di un artista Rock. E invece no.
IL ROCK È MORTO
Nell’era moderna, il Rock cominciò col bacino roteante di Elvis, si diffuse con i Beatles, si incendiò con Bob Dylan, si trasformò con i Pink Floyd e la follia di Frank Zappa.
Per decenni attraverso molti idoli, illuminati o maledetti, da Hendrix ai Led Zeppelin fino a Bowie e Cobain e molti altri (mi scuso ma sono davvero tanti per citarli tutti), ha raccontato delle trasformazioni del mondo, di diritti civili, di passioni e di lotte.
Ha infiammato gli ormoni dei ragazzi del dopoguerra, è stato ragione di vita per generazioni. E dov’ è finito oggi? E Cosa c’entra Ludwig van Beethoven?
Proviamo a spiegarlo.
I WANT TO BREAK FREE (Queen)
“Beethoven sapeva di non poter appartenere al mondo che come uomo libero. E il mondo doveva prenderlo com’era. Non si poteva avere da lui musicista altro che quello che lui voleva e quando a lui piaceva.” – Wagner
Ludwig van Beethoven fu il primo artista “indipendente”.
Scrisse soprattutto per se, per le sue idee e non su commissione come si usava all’epoca. Amava la libertà; strappò il frontespizio della sua sinfonia n°3 dedicata a Napoleone quando quest’ultimo si proclamò imperatore. Fu ispirato da Kant e dalla sua legge morale, del principio secondo cui la sacralità dei doveri non nasce né da imposizioni sociali né da principi religiosi, ma dalla stessa libertà dell’uomo che, proprio perché libero, non può fare a meno di scegliere la più razionale e la più necessaria delle leggi.
Non si curò mai troppo dei giudizi degli altri e delle aspettative del pubblico. Scrisse quello che desiderava e che sentiva così come esprimeva le sue idee, in modo schietto e onesto.
I ritratti di Beethoven lo raffigurano spesso con l’aspetto quasi invasato a causa della capigliatura scomposta; non desiderava essere raffigurato “come se dovessi presentarmi a corte”. Le opere di Beethoven venivano spesso criticate dai contemporanei; lui era solito rispondere che sarebbero state pienamente apprezzate 50 anni più in là da musicisti capaci.
Beethoven sapeva amare profondamente, disprezzava la disonestà e la prepotenza.
Insomma, senza saperlo, fu una sorta di Rocker primordiale;
ribelle e senza compromessi.
BORN TO BE WILD (Steppenwolf)
Una massa di capelli ribelli e denti sporgenti. Un po’ goffo e maldestro, rovesciava e rompeva continuamente gli oggetti che toccava. Non imparò mai a danzare e si tagliava sempre facendosi la barba. Aveva un caratteraccio. Era Ombroso. Dimenticava sempre tutto e aveva accessi di collera. Viveva nella confusione e non trovava servitori disposti a tollerare il suo nervosismo.
Rivoluzionario. Beethoven si distinse da tutti gli altri musicisti dell’epoca o che lo precedettero perché egli si considerò un artista e difese i suoi diritti d’artista.
«Quel che ho nel cuore deve venire fuori e così lo scrivo» disse al discepolo Carl Czerny. Nessuno all’epoca si sarebbe mai sognato di dire una cosa del genere. Ne Mozart e neppure Haydn.
Beethoven è stato il più formidabile pensatore musicale.
«Aveva cominciato col comporre nella tradizione classica e poi era andato al di là del tempo e dello spazio, usando un linguaggio che lui stesso aveva forgiato. Un linguaggio compresso, enigmatico ed esplosivo, espresso in forme escogitate da lui» scrisse Harold C. Schonberg.
A quanto pare amava bere alcol. Molte citazioni lo descrivono spesso fuori controllo con vestiti vecchi, spettinato e intento a urlare melodie o a scrivere nel suo quadernetto. Come una vera Rockstar, era arrivato anche a distruggere delle stanze. Tuttavia, con le persone cui voleva bene, sapeva essere davvero affettuoso.
THE SOUND OF SILENCE
(Simon and Garfunkel)
Già a trent’anni cominciò a soffrire di sordità. Negli anni appena successivi ai primi sintomi della perdita dell’udito, intorno al 1800, Beethoven fu molto vicino a suicidarsi.
Furono l’impegno e la dedizione nella musica che lo salvarono.
Negli anni della sordità totale, comunicava per iscritto attraverso dei quaderni di conversazione, ad oggi una delle fonti più straordinarie e affidabili sulla sua biografia.
Le sue ultime opere, incredibilmente, furono scritte in completa sordità.
IL ROCK È MORTO,
LUNGA VITA AL ROCK
Anche l’immagine della sua fine è leggendaria e un po’ rock; un fulmine fendette le nubi, lui sollevò il pugno verso di esso prima di crollare sul letto. La sua ultima sfida al destino.
Troverete molto materiale sulla tecnica musicale di Beethoven, dagli intervalli fondamentali, all’uso degli arpeggi ascendenti per i gradi fondamentali della scala. Sulla Nona sinfonia, il suo lavoro più sperimentale dove utilizza armonie allora poco consuete o sulla quinta, la sua opera più famosa. Potete trovare anche molte notizie biografiche e curiosità.
Però qui volevo parlare dell’uomo Beethoven e del Rock, che sono artefici ed espressioni di musica, arte e bellezza che assume un valore metafisico che ha a che fare con l’anima, la politica, la quotidianità.
La musica che è espressione di idee, divertimento, ribellione.
Questa affermazione forse farà impallidire gli studiosi della classica ma si, l’idea del rock è nata 250 anni fa incarnata in Beethoven.
Il rock è oggi apparentemente scomparso, travolto da ondate di pop, hip hop, rap e tutto il resto e se diciamo rock, oggi, tutti pensiamo a un cliché. Ma il rock non è solo quattro accordi sparati, chitarre elettriche, batteria in quattro con cassa e rullante in evidenza e un cantante che strilla.
Il rock è l’essenza della musica stessa. È un idea.
La musica più varia e fantasiosa mai apparsa sul pianeta.
L’eredità di Beethoven non è morta. Si è reincarnata.
E oggi la sua musica, così come il rock, vive in tutte le musiche;
laudo autem omnis musica
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