Il vizioso dandy Dorian Grey, la sensuale Salomè, l’ironico fantasma di Canterville, l’equivoco de L’importanza di chiamarsi Ernesto hanno reso celebre Oscar Wilde; ma la sua anima ce la consegna in eredità con De Profundis, una lettera scritta dal carcere all’amore-causa della prigionia, un capolavoro umano e letterario senza tempo. Perché l’arte vera altro non è che lo sviluppo di se stessi.
De Profundis. Oscar Wilde e l’amore tossico
Qual è il prezzo di un amore malato?
Per qualcuno è una serie infinita di notti solitarie piene di dubbi e disperazione, per altri la violenza verbale o fisica, per altri ancora la rovina finanziaria. Per i più sfortunati, una combinazione distruttiva di questi elementi.
Per Oscar Wilde sono stati 2 anni trascorsi in prigione. 2 anni che condizionano tutto il breve-resto della sua vita, economicamente, emotivamente ed artisticamente, portandola alla sua conclusione in solitudine e povertà, lasciandogli solo il lontano, amaro ricordo degli anni di meritata gloria del suo genio, vissuto tra estetismo e cultura.
Oscar Wilde: vita, opere e personalità del primo dandy celebre, prima di De Profundis
Oscar Wilde nasce a Dublino il 16 ottobre 1854.
Con la madre, poetessa nota con il nome di “Speranza”, si avvicina ai testi letterari. Con il padre, esperto di antichità irlandesi, si avventura spesso alla scoperta di tombe e reperti gaelici.
Studia presso il Trinity College e il prestigioso Magdalen College di Oxford.
La sua personalità eccentrica, le sue posizioni antivittoriane e antimoraliste, il disprezzo per il comune buon senso e per l’ipocrita borghesia, il suo modo di vivere e apparire esteta e decadete, lo rendono il primo, celebre, dandy della storia, in costante ricerca della bellezza.
Oscar Wilde è la prima vera rock star della letteratura, che ha aperto la strada ai fiumi di lustrini e champagne degli anni venti del Grande Getsby, di Francis Scott Fitzgerald, alla prima generazione dei “belli e dannati” hollywoodiani di James Dean, fino al glam rock di David Bowie.
Questa promessa di consacrazione alla storia, non è purtroppo un’altrettanto ottima premessa per avere vita facile tra gli altri studenti, ma gli consente di avvicinarsi ad artisti e letterati.
Il suo eloquio, il suo talento, la sua raffinata intelligenza, la sua educazione e la sua sensibilità gli permisero presentare di le sue prime opere a Parigi e negli Stati Uniti, di raggiungere presto la fama e di condurre una vita caratterizzata dal lusso.
Profondamente convinto che l’Arte avesse il potere di arricchire l’indole umana, porta avanti una danza in equilibrio tra vita e arte affascinante e mortale.
Oscar Wilde e l’incontro con Lord Alfred Douglas. L’inizio di De Profundis
Nel 1891 Oscar Wilde, all’apice del suo scintillante successo, conosce Lord Alfred Douglas.
Lord Alfred Douglas è bellissimo; di quella perfezione ellenica dei riccioli d’oro, degli occhi del mare, della sfacciataggine della giovinezza e dei vizi di un diavolo nel corpo di un angelo.
Lord Alfred Douglas è il villain che spende le sue giornate tra gioco d’azzardo e sesso occasionale, spesso a pagamento.
Lord Alfred Douglas chiede, pretende, ordina, manipola e abusa dell’amore e delle attenzioni di chi ha intorno.
Lord Alfred Douglas è una splendida maschera che nasconde una personalità egoista, narcisista e distruttiva.
Lord Alfred Douglas amava l’opera di Oscar Wilde solo una volta conclusa; amava la gloria ma non ne sopportava il processo creativo, la pace e l’atmosfera serena necessarie alla sua creazione.
Un uomo dedito ad appetiti di vita più che a reale motivazione all’arte.
Oscar Wilde se ne innamora senza possibilità di ritorno, gli regala la sua luce perché lui possa brillare nelle sue tenebre e inizia con lui una danza di amore e morte a senso unico.
“Mi lasciavo attrarre in lunghi incantesimi di insensata e sensuale disinvoltura. Mi divertivo ad essere un flaneur, un dandy. (…) Dilapidavo il mio genio, e sprecare l’eterna giovinezza mi dava una certa gioia. Stanco di essere al vertice, deliberatamente scesi nei bassifondi alla ricerca di nuove sensazioni. (…) Ho cominciato a non avere più interesse nelle vite degli altri. (…) Avevo scordato che ogni piccola azione di ogni giorno fa e disfa il carattere.(…) Non ero più il capitano della mia anima e non lo sapevo. Permisi a te di dominarmi.”
Oscar Wilde, De Profundis.
De Profundis. Oscar Wilde, il Marchese di Queensberry, padre di Lord Alfred Douglas, e il processo per omosessualità
Nel 1894 il padre di Lord Alfred Douglas, il Marchese di Queensberry, scopre la relazione tra il figlio e Oscar Wilde, e tenta in ogni modo di ostacolarla.
Fa recapitare ad Oscar Wilde un biglietto nel quale lo accusa di sodomia, in modo non diretto ma esplicito, con l’espediente di un errore di ortografia: “Oscar Wilde: posing somdomite.”
Mosso dall’orgoglio e dalle pressioni di Lord Alfred Douglas, da sempre in conflitto con il padre, decide di far causa al Marchese per diffamazione, talmente sicuro della propria integrità e ragione da riuscire a vincerla.
Oscar Wilde sottovaluta però il tribunale vittoriano, che altro non aspetta che un suo passo falso.
Il Tribunale decide di far cadere l’accusa di diffamazione nei confronti del Marchese, avviando invece il processo “La Corona contro Wilde“, accusando lo scrittore di omosessualità, all’epoca reato.
Il processo si svolge coinvolgendo personalità della borghese-intellighenzia dell’epoca, suscitando grandissimo interesse nell’opinione pubblica.
Tra le prove d’accusa viene citato il suo unico, celebre romanzo: “Il ritratto di Dorian Grey“.
Un suicidio sociale per i molti. Un atto di coerenza e coraggio per i pochi.
De Profundis: la lettera di amore-catarsi di Oscar Wilde a Lord Alfred Douglas, scritta dalla prigione
Nel 1895, a 41 anni, Oscar Wilde viene condannato e imprigionato.
Dal carcere scrive De Profundis, un’opera catartica, cinquemila parole, “una resa dei conti con un amore ingrato verso ogni limite, ma anche uno slancio di chi scrive contro se stesso” (Luca Scarlini), per non aver saputo dare valore alla propria Arte e alla propria vita, per aver regalato la sua anima al diavolo, senza alcun patto di gloria.
“Reading, prigione di Sua Maestà.
Caro Bosie,”
Così inizia quella quella che più che essere una lettera d’amore, è una preghiera disperata, rabbiosa, disillusa scritta durante i 2 anni di prigionia trascorsi tra condizioni umilianti, lavori forzati, divieto di leggere, di parlare con altri detenuti; 2 anni di un timpano rotto per le inaccettabili condizioni igieniche e di vita.
Difficile immaginare come quello che era il più scintillante dei dandy sia riuscito ad immergersi nel fondo dell’abisso e uscirne vivo; o quasi.
Sicuramente ha avuto la capacità di trasformare la sua sofferenza in un’opera d’arte potente e immortale.
Oscar Wilde, De Profundis, come Dostoevskij e Goethe: rendere la propria vita un’opera d’arte
Qualsiasi esperienza di vita si può trasformare in un’opera d’arte, anche l’inimmaginabile inferno della prigione ottocentesca.
Ci è riuscito anche Fëdor Dostoevskij, condannato nel 1849 a 4 anni di lavori forzati in quella che ha definito la “casa dei morti” – Dostoevskij ha anche sperimentato cosa si prova ad essere condannati a morte (e poi graziati).
Come il grande artista che fu, ha trasformato queste esperienze nei capolavori più grandi della storia della letteratura: Memorie dal Sottosuolo, I Demoni, L’idiota e Delitto e Castigo.
Ci è riuscito Johann Wolfgang von Goethe.
“Chi mai trascorse le ore della notte,
Piangendo in attesa del domani
Non vi conosce, Potenze Celesti”.
Ci è riuscito Oscar Wilde, rendendo una lettera al suo innamorato, il testamento umano e artistico dell’opera di uno dei più grandi scrittori mai esistiti.
“Non scrivo questa lettera per mettere amarezza nel tuo cuore, ma per toglierla dal mio. Per il mio bene devo perdonarti. (…)
Hai preteso, nella cecità di una ambizione senza limiti, la mia intera esistenza. (…) “Sei riuscito ad assorbire tutta la mia vita e non hai saputo fare di meglio che ridurla in pezzi. (…)
Ma sono stato io la mia rovina. (…) Nessuno, grande o piccolo, può distruggersi se non con le proprie mani. (…)
Devo render tutto quello che mi è capitato una cosa buona per me.“
Oscar Wilde, De Profundis.
Lord Alfred Douglas, Bosie, non è mai andato a trovare Oscar Wilde in prigione, né mai gli ha scritto.
“La tua scelta di un nome fittizio era, e resta, simbolica. Essa ti rivela.”
Oscar Wilde, De Profundis.
Oscar Wilde non risparmia Lord Alfred Douglas da rancore e accuse:
“Delle cene esasperate con te mi rimane solo il ricordo di avere troppo mangiato e troppo bevuto. (…) Hai scordato il fascino dello stare insieme, il fascino della bella conversazione, e tutte le dolci attività dell’arte che rendono bella la vita. Ero fatto per altre cose.”
“Eravamo stati insieme quasi dodici settimane. Avevo bisogno di riposo e libertà dalla tremenda tensione che mi procurava la tua compagnia. Mi era necessario stare da solo. Ne avevo necessità intellettuale.”
“So bene che una persona meno colta sarebbe stata più adatta a te. Non lo dico con ammarezza, ma come dato di fatto del nostro stare insieme. Il collante di una relazione (…) è la conversazione, ed essa deve avere una base comune, e tra due persone di livelli culturali assai diversi, la sola unica base possibile è il livello più basso. (…) Ci incontravamo solo nel fango:”
Oscar Wilde, De Profundis.
Oscar Wilde e l’uscita dal carcere, ma non da De Profundis
Oscar Wilde e Bosie si rivedono a Capri qualche mese l’uscita dal carcere dello scrittore, ma del raffinato gentiluomo dalla carismatica eloquenza rimane solo un’ombra offuscata dietro ad uno sguardo vuoto, che ha scelto di smettere di guardare il mondo per sopravvivere.
L’idillio, naturalmente, dura poco.
Oscar Wilde muore dopo 2 anni, nel 1900, a soli 46 anni;
cadendo in povertà – i suoi beni sono stati sequestrati a casa del processo – patendo la fame, vagabondando solo e in incognito e perdendo la voglia di scrivere nuove opere.
I suoi resti si trovano oggi nello stesso cimitero di Marcel Proust, Honoré de Balzac, Jim Morrison e Édith Piaf.
La ricerca del Sublime di Oscar Wilde: gloria, declino, morte ed eternità
La ricerca del Sublime di Oscar Wilde ha incluso l’amore; perché non può esistere Ricerca del Sublime che non contempli l’amore; per altri esseri umani, per la bellezza, per l’Arte.
“Non mi pento neanche per un attimo di avere vissuto per il piacere. L’ho fatto fino in fondo, come si dovrebbe sempre fare quello che si fa. Ho gettato la perla della mia anima in una coppa di vino. Ma continuare la stessa vita sarebbe stato sbagliato, perché mi limitava. Ho dovuto fare il passo. Anche l’altra metà del giardino aveva i suoi segreti in serbo per me.”
“La sola compagnia che ora mi interessa è quella degli artisti o di persone che hanno sofferto: di quelli che sanno cosa sia la bellezza e di quelli che sanno cosa sia il dolore: nessun altro mi interessa. (…) Poi devo imparare ad essere felice”.
Oscar Wilde, De Profundis.
Per quanto le persone possano danneggiarci, ciascuno é unico responsabile della propria vita; sono le scelte che facciamo ogni giorno, dalle più piccole alle più grandi, che la definiscono. E definiscono ciascun essere umano come persona.
“Nessuno può scaricare le proprie responsabilità su qualcun altro. Esse alla fine tornano sempre al legittimo proprietario.”
Oscar Wilde, De Profundis.
Oscar Wilde ha scelto di non salvarsi in nome del suo amore, ma anche in nome della difesa dei valori nei quali credeva e che sono stati messi in discussione da un processo voluto da una società sbagliata, ipocrita e superficiale (per Oscar Wilde, il “difetto supremo“).
Rimanere intrappolati in un amore malato può distruggere una vita. Ma rendere l’esperienza un’opera d’arta, consacra il suo autore all’immortalità.
Oscar Wilde e il monologo-difesa al suo processo: Cos’è l’Amore che non osa pronunciare il suo nome
BIBLIOGRAFIA
Oscar Wilde, De Profundis, a cura di Luca Scarlini, BUR Rizzoli.
Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Grey, a cura di Cesare Milanese, Newton.
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