Luigi Tenco: “Ciao Amore, Ciao” e quel dannato Sanremo

|

Luigi Tenco: “Ciao Amore, Ciao” e quel dannato Sanremo

L’artista raccontato attraverso la sua opera più celebre. Possono le parole di una canzone essere così forti da renderle oggetto di speculazioni sulla morte misteriosa del suo giovane autore?

Festival di Sanremo, 1967.

È in occasione della rinomata kermesse musicale che un giovane Luigi Tenco presenta, con un’affermata Dalida, il brano Ciao amore, ciao”.
Una scelta azzardata per l’epoca, per il contesto, ma soprattutto per quanto il pubblico era solito aspettarsi: quello del cantautore è un grido di protesta nascosto dietro le note di un’apparente canzone d’amore.

Ciao Amore, Ciao: un canto di protesta.

Il protagonista è un contadino meridionale che, mosso dalla speranza di un futuro più roseo, decide di abbandonare il lavoro nei campi e di lasciare gli affetti per cercare fortuna in un nord Italia baciato dal progresso industriale ed economico.

La solita strada, bianca come il sale
il grano da crescere, i campi da arare.
Guardare ogni giorno se piove o c’è il sole,
per saper se domani
si vive o si muore
e un bel giorno dire basta e andare via.
[…]
Andare via lontano
a cercare un altro mondo
dire addio al cortile,
andarsene sognando.

Per lui una svolta radicale alla quale, forse, non era preparato.
Salta infatti “cent’anni in un giorno solo”, passando da un ieri scandito dai ritmi della natura a un oggi più dinamico, intrigante, vantaggioso. Almeno all’apparenza.
Sì perché l’illusione di una nuova vita agiata e soddisfacente lascia presto il posto alla solitudine, alla delusione e al rimpianto per la realtà lasciata alle spalle.
Una condizione drammatica che Tenco racconta con parole schiette e immagini crude, com’è solito fare.

E poi mille strade grigie come il fumo
in un mondo di luci sentirsi nessuno.
Saltare cent’anni in un giorno solo,
dai carri dei campi
agli aerei nel cielo.
E non capirci niente e aver voglia di tornare da te.

[…]
Non saper fare niente in un mondo che sa tutto
e non avere un soldo nemmeno per tornare.

Luigi Tenco: l’artista impegnato.

Ciao Amore, Ciao”, il cui processo di genesi fu particolarmente travagliato, è un’analisi delle difficoltà incontrate da un giovane migrante: nuove mentalità, nuovi stili di vita, nuove priorità, e poi i pregiudizi, la frustrazione, il dolore provato per la lontananza da casa.
Non è un’analisi puramente fine a sé stessa, ma volta a denunciare un’ingiustizia sociale.
D’altronde, Tenco è un artista impegnato che fotografa la realtà delle cose.
O meglio, coglie la natura delle cose per poi fissarla nelle strofe con l’uso di un linguaggio quotidiano, a tratti aspro, che si dimostra un valido strumento con il quale urlare parole di protesta e lanciare messaggi di speranza, con il quale condannare ogni dogmatismo e dare voce ai deboli.

Luigi Tenco
© Luigi Tenco

Non penso sia riduttivo associare la figura di Tenco a un’idea di musica impegnata, nonostante la sua produzione tocchi anche altri temi, come quelli legati alla sfera emotiva.
L’amore, per esempio. 
Solo che lo fa a modo suo.
Allora non aspettatevi canzonette smielate, ma la celebrazione dell’Amore nella sua forma più vera: un sentimento che, per sua natura intenso e travolgente, è capace di renderci vulnerabili; un sentimento che porta con sé tanta gioia quanto dolore, di cui sceglie di celebrare il lato malinconico.
È il Tenco realista che lascia spazio anche a un Tenco intimista.
È il Tenco per il quale, in ogni caso, la musica è un mezzo, anzi è il mezzo di cui servirsi per cercare di raggiungere l’obiettivo di risvegliare le coscienze.
Allora intenzionalmente fonde creatività e talento per dare vita a canzoni volte a far riflettere un pubblico che, forse, non era ancora pronto a testi dai contenuti sociali, capaci di farsi portavoce di ideologie e di valori, ma nemmeno alla schiettezza di brani nei quali l’animo umano è messo a nudo.

Per riassumere l’intento di questo cantautore incompreso, prendo in prestito le parole di Quasimodo che, il 10 febbraio 1967, sul quotidiano romano Il Tempo scriveva:

«Luigi Tenco ha voluto colpire a sangue il sonno mentale dell’italiano medio.»

L’artista lontano dal tempo.

Tenco non è solo, ma è così che si sente.
È un giovane poeta introverso incapace di trovare posto nel mondo o, più semplicemente, costantemente in lotta contro un mondo incapace di accoglierlo.
Tenco è inaccettabilmente innovativo: questa la sua condanna.
Perché la sua unicità artistica è lontano dal tempo, dal suo tempo, e così tremendamente attuale.
Perché la sua musica atipica trabocca di significati profondi, che vanno al di là della pura contestazione, facendosi carico di temi sociali e drammi esistenziali.
Perché le sue canzoni, dalla sensibilità profonda, sono impregnate di esistenzialismo.

© Luigi Tenco e Dalida_Sanremo 1967

Epilogo: la morte di Tenco.

Quella di Sanremo è l’ultima sfida, la sfida di un uomo che, fino alla fine, ha creduto fermamente nell’enorme potenzialità della musica e in un fruitore partecipe.
Dietro l’immagine di sognatore malinconico si cela infatti un carattere tenace: questa la sua vera forza.
Solo che, questa volta, la forza interiore non basta.
Non gli basta per andare oltre le contraddizioni e i compromessi, a cui non si è mai piegato, di un panorama musicale che accoglie a braccia aperte contenuti disimpegnati a scapito di canzoni nate da ispirazioni autentiche, nate per portare alla luce la vita vera.

«Canterò finché avrò qualcosa da dire e quando nessuno vorrà più ascoltarmi bene, canterò soltanto in bagno facendomi la barba ma potrò continuare a guardarmi nello specchio senza avvertire disprezzo per quello che vedo.»

Luigi Tenco

E poi si chiude il sipario.

Andare via lontano
a cercare un altro mondo

Per volontà propria o altrui? Per scelta o per destino?
Non esiste una risposta certa, ma certo è quanto resta e continuerà a restare.
Restano i rimproveri. Restano gli insegnamenti.
Restano le parole forti di un uomo che ci induce a perseguire 
valori puri e genuini.

© Luigi Tenco

NOTA della REDAZIONE:

L’etica del Sublimista prevede di citare sempre i crediti di tutti gli Autori del materiale condiviso su queste pagine, proprio perché lo scopo principale di questo progetto è celebrarli. Capita tuttavia che, nonostante gli sforzi, non si riesca a risalire all’Autore di un’opera. In questo caso, rimaniamo aperti e ricettivi alle segnalazioni che i nostri lettori vorranno inoltrarci. Grazie per la collaborazione.

Comments (5)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Le nostre collaborazioni

  • biennale della fotografia femminile mantova
  • immagini in movimento bergamo
  • Milano Sunday Photo cascina cuccagna
  • musa scuola fotografia monza milano
  • progetto genderqueer no binary
  • enbypost
  • SupportArt dress like a pieece of art
  • irriverender

Iscriviti alla newsletter

Rimani aggiornato sulle pubblicazioni e sulle attività de Il Sublimista® iscrivendoti alla Newsletter, così da ricevere missive periodiche con contenuti Sublimi.

Il Sublimista® è un progetto letterario e fotografico nel quale cultura ed estetica coesistono, complementandosi.

Attraverso conversazioni con artisti, approfondimenti su libri, cinema, storie, luoghi, musica, moda e lifestyle vuole ispirare la ricerca del sublime.

Instagram


Il Sublimista® non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Pertanto, non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della Legge n. 62 del 7.03.2001. Le opinioni espresse su Il Sublimista® sono interpretazioni personali degli autori e non hanno lo scopo di offendere o danneggiare alcun individuo o categoria. Gli autori non sono responsabili per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ai post. Faremo comunque del nostro meglio per gestire i confronti in un’ottica sempre costruttiva.

© Manuela Masciadri
Copyright | Privacy Policy | Cookie Policy | Aggiorna le impostazioni di tracciamento della pubblicità

Design & Dev: La Fabbrica dei Mondi