Chi è il Sognatore? Cosa sogna? 4 Notti possono cambiare la sua vita? Rispondono i Linkin Park, il “Club” degli Artisti morti a 27 anni e Dostoevskij, che ci regala il suo Alter Ego; ma anche il nostro.
“Era una notte incantevole, una di quelle notti che ci possono forse capitare solo quando siamo giovani, caro lettore”.
Con queste parole il Sognatore ci dà il benvenuto nella sua storia, anche se lui una storia pensa di non averla.
Il suo benvenuto è una suggestione che ci riporta alle albe della nostra adolescenza, ai falò in riva al mare, alle stelle che illuminavano le aspettative di una vita gloriosa; quando il tempo sembrava congelato in un attimo ma infinito nella visione del futuro, e come se il mondo iniziasse e finisse nel luogo in cui ci trovavamo.
Ci riporta alla magia delle emozioni forti, del: “sì, ma quando eravamo giovani noi, era diverso”, non accorgendoci che quelli diversi eravamo noi e il fuoco che alimentava le nostre aspettative.
Sinossi: la storia
Un giovane solitario, che si auto-definisce “Sognatore,” è solito camminare per le vie di San Pietroburgo al termine delle proprie giornate, caratterizzate da un lavoro ordinario, senza stimoli né soddisfazioni.
Il Sognatore non ha amici, non ha costruito alcun tipo di legame e non ha storie da raccontare se non quelle costruite nella sua fantasia.
“Ma a che pro avere conoscenze?” si/ci chiede. “Anche così conosco tutta Pietroburgo”.
Si imbatte una sera in una giovane, Nasten’ka, che di anni ne ha 17 e che gli regala un assaggio di vita vera: una prima volta nella vita del Sognatore.
Trascorrono 4 notti insieme.
- PRIMA NOTTE: si incontrano. Lui è colpito dal pianto di lei e le si avvicina.
- SECONDA NOTTE: lui le racconta la sua non-vita e lei gli racconta la sua non-vita (con un’eccezione che svolterà il loro incontro).
- TERZA NOTTE: è riflessa la piena immaturità emotiva dei due giovani, che provano a costruire qualcosa, annaspando come chi cade in mare senza saper nuotare.
- QUARTA NOTTE: Dostoevskij mostra al Sognatore (e a noi) che la vita reale non rispecchia quella idealizzata nei nostri sogni.
Cosa sono le Notti Bianche di San Pietroburgo

La magia delle notti che vivono i due (unici) protagonisti della storia, ha come cornice il fenomeno astronomico detto “le notti bianche”, per il quale il sole non cade mai al di sotto della linea dell’orizzonte oltre 9°, facendo in modo che la luce del crepuscolo non scompaia mai dal cielo.
San Pietroburgo è quindi avvolta da un tramonto infinito per 50 giorni ogni anno.
Il Sognatore non può non sentire la magia di questi momenti, nei quali la città sembra essere caduta sotto un incantesimo, che incendia le notti primaverili con riverberi rosa e che non permette più al buio di oscurare i volti, proteggendoci dagli sguardi di chi, magari, è attratto da noi e sceglie di bussare alla porta del nostro mondo.
Inconsciamente sente di voler condividere qualcosa con qualcuno, arrabbiandosi del fatto che questo non accada.
“Mi era all’improvviso sembrato che tutti mi lasciassero solo e si allontanassero da me. Naturalmente ognuno è in diritto di chiedere: e chi sono questi tutti?”.
Chi è il Sognatore di Dostoevskij e il Club dei 27
Il Sognatore non ha identità, di lui non sappiamo nulla, nemmeno il nome, ma non è necessario (o è proprio questo il motivo): un po’ di lui è in ciascuno di noi.
Come lo è in Fedor Dostoevskij, che lo immagina e ce lo racconta quando ha 27 anni, come un alter ego della sua parte più pura, dandogli la sua stessa età.
Dostoevskij pare segnare la strada di una scia di Artisti che i propri 27 anni li hanno vissuti in modo intenso, con finali più o meno felici.
Il Club dei 27 è una delle maledizioni più discusse della storia della musica, caratterizzata da una lista di artisti morti proprio a quell’età; Janis Joplin, Jim Morrison, Jimi Hendrix. Kurt Cobain, Amy Winehouse per citarne alcuni.

Il Sognatore come i flâneur parigini
Indubbiamente i 27 anni sono un’età che segna un passaggio e, in qualche modo, ci mette davanti al nostro destino, imponendoci di scegliere chi vogliamo essere.
Il Sognatore è un flâneur, un gentiluomo baudleriano che passeggia per le strade, osservando il mondo intorno a lui. Il Sognatore rappresenta tutti le letture romantiche che i giovani russi, Dostoevskij compreso, erano soliti fare tra il 1830 e il 1840, le fantasticherie (Jean-Jacques Rousseau) che queste ispiravano, così come le insicurezze, l’alienazione e la difficoltà di creare relazioni adulte e mature, uscendo dalla giovinezza irrequieta e instabile; intrappolati nelle contraddizioni tra il volere fare grandi cose ed la paura di esporsi, soprattutto quando non si hanno radici affettive abbastanza solide per farlo.
“Sono un Sognatore; ho una vita reale talmente limitata che mi capitano momenti come questo, come adesso, tanto di rado che non posso non ripercorrere questi momenti nei miei sogni. Sognerò di voi l’intera notte, l’intera settimana, tutto l’anno. Verrò immancabilmente qui domani, proprio qui, in questo stesso punto, proprio a quest’ora e sarò felice di ricordare il giorno passato”.
Dice il Sognatore salutando Nasten’ka al termine della loro Prima Notte.
Essere troppo ragazzi per essere adulti e troppo adulti per essere ragazzi.
Cosa sogna il Sognatore di Dostoevskij
“Voi forse chiedete cosa sogna? A che pro chiederlo! Ma tutto… il ruolo del poeta, dapprima misconosciuto e poi incoronato, l’amicizia con Hoffmann, un ruolo eroico durante la presa di Kazan, (…) Cleopatra e i suoi amanti, il proprio angoletto, e accanto una cara creatura che vi ascolta, in una sera d’inverno, con la boccuccia e gli occhietti spalancati come voi ora state ascoltando me”.
Gli Angoli del Sognatore e la pandemia

Le creature solitarie stanno vivendo la pandemia che ha stravolto le nostre vite come l’esasperazione, nemmeno troppo esasperata, di una propria tendenza naturale all’isolamento, con il quale lottano costantemente per non esserne inghiottite.
Da sempre la natura delle creature solitarie le tiene al sicuro nel proprio guscio, combattute tra rimanere nei propri angoli, tra i propri libri, osservando vite di altre persone, e la voglia di scrivere la propria.
“In quegli angoli, cara Nasten’ka, vivono i sognatori. Un Sognatore non è una persona, ma un essere di genere neutro. Si stabilisce il più delle volte in qualche angolo inaccessibile, come se ci si nascondesse persino dalla luce del giorno, e quando si rifugia a casa, allora si radica al suo angolo come una lumaca o, almeno, è molto simile in questo atteggiamento a quell’interessante animale che è animale e casa insieme, che si chiama tartaruga”.
Le Notti Bianche termino la mattina – il finale
“Le mie notti finirono un mattino. (…)
All’improvviso mi sembrò che anche la mia camera fosse invecchiata. (…); o, forse, davanti a me balenò così sgradita e triste tutta la prospettiva del mio futuro, e io vidi me stesso così come ora, esattamente tra quindici anni, invecchiato, nella stessa casa, ugualmente solo”.
“Quasi a dire che la bellezza e il fascino delle notti era ingannevole ed il risveglio era spesso una delusione”
(E. Lo Gatto, Il Mito di Pietroburgo, Feltrinelli, Milano 1960).
Vivere nella realtà
“Nel frattempo senti rumoreggiare e turbinare in un vortice vitale una folla di gente intorno a te, senti, vedi la gente vivere, – vivere nella realtà, vedi che la vita per loro non è proibita , che la loro vita non si dilegua come un sogno, come una visione, che la loro vita si rinnova di continuo, è di continuo giovane e nessun momento è simile ad un altro, mentre è triste e monotona fino alla trivialità la timorosa fantasia, schiava dell’ombra e del pensiero”.
Dostoevskij non è morto a 27 anni.
Dostoevskij a 27 anni ha esorcizzato le sue ombre.
Dostoevskij a 27 anni ha tenuto a bada i suoi demoni rendendoli un’opera d’arte che, a distanza di 2 secoli, è ancora così attuale.
Dostoevskij ricorda alle creature solitarie, o più in generale chiunque si senta intrappolato in una situazione che non lo renda felice, che cosa comporta una NON scelta; che cosa succede se si subisce la vita invece che esserne attivi protagonisti.
La vita non deve rimanere intrappolata nei sogni. La vita va vissuta leggendo libri ma anche scrivendoli, raccontando vite che meritano di essere conosciute; prima tra tutte, la nostra.
Dove si trova la forza per andare oltre le proprie paure? Nel coraggio di cambiare le nostre abitudini, partendo dalle più piccole che non ci rendono felici. Sempre e comunque scegliendo.
Scegliere. Agire.
I’m tired of being what you want me to be
(Sono stanco di essere quello che tu vuoi che io sia)
Feeling so faithless, lost under the surface
(Sentendomi così non fedele a me stesso, perso sotto alla superficie)
I’ve become so numb (Sono diventato così anestetizzato)
All I want to do (Tutto quello che voglio)
Is be more like me (è essere più come me)
And be less like you (e meno come te)
Memories consume (I ricordi consumano)
Like opening the wound (come aprire una ferita)
I’m picking me apart again (mi sto criticando ancora)
You all assume (voi tutti presumete)
I’m safe here in my room (che io sia al sicuro qui nella mia stanza)
I don’t know how I got this way (non so come sono arrivato a questo punto)
I know it’s not alright (so che non va bene)
So, I’m breaking the habit (quindi sto rompendo le mie abitudini)
I’m breaking the habit tonight (sto rompendo le mie abitudini stanotte)
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