Un “sogno di una notte di mezza estate” versione 2000, nel quale la regista – premio Oscar costruisce un personaggio che ci mette davanti al nostro personale labirinto, tra inni di incoronazioni e miti greci, passando per David Bowie, gli Eagles e i vampiri; tutto incorniciato in un’estetica raffinata ed evocativa.
Saltburn. Oliver Quick presentato sulle note di “Zadok the priest”
Le maestose note di “Zadok the priest” (Georg Friedrich Händel, 1727) accompagnano i primi frame di Saltburn, aprendo le porte del mondo carico di omaggi letterari, cinematografici, artistici, estetici e musicali che la regista – premio Oscar Emerald Fennell ha plasmato in questo suo secondo lungometraggio, per il quale ha anche scritto la sceneggiatura.
“Zadok the priest” è un inno di incoronazione, composto da Georg Friedrich Händel nel 1792, e che da allora accompagna importanti cerimonie ufficiali, come l’incoronazione di Carlo III, ed è diventata la colonna sonora di eventi sportivi internazionali.
Poco – sembra – addirsi all’introduzione di un personaggio come Oliver Quick (interpretato da un talentoso e coraggioso Barry Keoghan), che all’arrivo alla prestigiosa Università di Oxford, viene deriso per la sua immagine goffa e poco glamour.
Il fermo immagine sul suo volto al canto di “God save the King”, e la sua espressione non curante dello scherno appena subito, sussurrano aspettative.
La trama del film come “Hotel California” degli Eagles. Oliver Quick prima di essere invitato a Saltburn, dimora della famiglia Catton
Oliver Quick è un talentuoso ed eccezionalmente intelligente studente ammesso ad Oxford; ignorato dagli studenti più ricchi e glamour di lui, si tiene in disparte con un atteggiamento timido e riservato.
Oliver – il nome rimanda al celebre orfano letterario Oliver Twist – conosce Felix Catton (Jacob Elordi), “felice” e superficialmente appagato dalla propria vita: la sua famiglia ispira personaggi letterari e aneddoti di professori malinconici.
“Tutti amano Felix”.
L’incontro appare casuale; si tratta invece del primo filo mosso da Oliver Quick sulla tela che sta costruendo, che pone Felix in debito con lui.
Felix Catton introduce Oliver Quick in quell’élite alla quale il ragazzo timido tanto aspira, tra feste, ragazze e bollicine, e l’illusione di poter essere finalmente parte di quel mondo privilegiato che la maggior parte può osservare da dietro le vetrine, e che sembra accessibile solo attraverso patti col diavolo e anime barattate per spolverate di effimera, annichilente ricchezza materiale.
Ma Oliver Quick non cerca solo questo.
Oliver raconta a Felix di una vita difficile, dalla dipendenza della madre al suicidio del padre, fino alla sua intenzione di non ritornare più a casa.
Felix Catton invita quindi Oliver Quick a trascorrere le vacanze a Saltburn.
“Se ti stancherai di noi, te ne potrai andare quando vuoi“.
Ricorda la celebre “Hotel California”, nella quale gli Eagles lasciano moniti di vita:
“You can check out anytime you like but you can never leave” – “Puoi fare il check out quando vuoi, ma non potrai mai andartene”.
“This could be Heaven or this could be Hell” – “Questo può essere Paradiso, oppure Inferno”.
Oliver Quick arriva Saltburn, la famiglia Catton come marionette di un carousel
Felix Catton accoglie Oliver Quick, presentando le scale rosse – stanze verdi – stanze blu – stanze del Re – opere d’arte – rimandi shakespeariani (Enrico VIII e la biblioteca) e greci (il labirinto nel centro del giardino) di Saltburn. La magnifica ambientazione è la trasposizione cinematografica della Draytona House, dimora di 127 stanze del 1300 del countryside inglese, scovata dalla set designer Suzie Davis e completamente trasformata per le scene cariche di estetica anni 2000, senza cellulari né social, e con Harry Potter che inizia costruirsi il suo posto nella storia della cultura di massa.
A colpire l’attenzione di Oliver Quick è un piccolo teatro delle marionette, un gioco di epoca vittoriana che raffigura i quattro membri della famiglia Catton.
Oliver Quick si immerge in un mondo di eccessi e stravaganze, di cene aristocratiche con maggiordomi e gemelli ai polsi, di partite a tennis in smoking, bevendo Dom Perignon, sulle note di “Time to pretend” – “Tempo di fingere” (MGMT, 2007).
La sua ossessione per Felix Catton cresce scena dopo scena.
Tra le mura di Saltburn, Oliver respira puro-superficiale edonismo, “totale orrore per la bruttezza”, anestesia di qualsiasi istinto di approfondimento di qualsivoglia genere, con parole usate solo per riempire vuoti, e assoluta mancanza di empatia nelle relazioni umane, nelle quali le vittime vengono ammaliate, sedotte e celebrate per capricci momentanei, ed estromesse crudelmente da un momento all’altro al primo accenno di noia, relegando le disastrose conseguenze a commenti snob o al totale oblio.
ἔρως e θάνατος – Eros e Thanatos – creazione e distruzione sono parte dell’animo umano, e ciascun personaggio di Saltburn lo vive nel proprio personale modo.
Espressione, look, modo di parlare e di muoversi di Oliver Quick, iniziano a mutare; il sentirsi così a proprio agio, lo porta a creare dinamiche e manipolazioni crudeli, dirette ad un unico scopo.
Raccontando aneddoti sulla biografia di Percy Bysshe Shelley durante una colazione, si parla di doppio.
Il riflesso di Oliver Quick nello specchio – come in altre scene – inizia a svelare la sua doppia natura, ancora nascosta.
Oliver Quick si trova spesso ad osservare l’imponente labirinto al centro del giardino.
“Molte persone si perdono a Saltburn”, lo mette in guardia il maggiordomo.
Il Labirinto di Saltburn e i numerosi Labirinti nel cinema e nella letteratura: dal mito greco del Minotauro e di Icaro, ad Alice nel Paese delle Meraviglie, fino al “Labyrinth” di David Bowie
La mitologia greca narra che il Re Minosse, sovrano di Creta, avesse costruito un intricato labirinto per imprigionare il Minotauro, metà uomo e metà toro, nato dal tradimento della moglie, al quale giovani ateniesi venivano costantemente sacrificati.
Soltanto Teseo, dopo un vero e proprio viaggio iniziatico, è riuscito ad uscire vivo dal labirinto, con coraggio e amore – il filo che Arianna gli ha donato, gli ha infatti permesso di ritrovare la strada dopo aver ucciso il Minotauro, simbolo di morte e distruzione.
Anche Icaro è stato rinchiuso nel labirinto, e ha usato ali di cera per fuggire. Nonostante l’avvertimento del padre, ha scelto di volare troppo vicino al sole: le ali si sono sciolte e Icaro è precipitato.
La lotta tra Teseo e il Minotauro rappresenta l’eterno conflitto tra il bene e il male.
Icaro è la parte della natura umana che vuole sfidare gli dei.
Il Labirinto rappresenta la mente umana, il libero arbitro e le infinite scelte che facciamo ogni giorno e che definiscono chi siamo.
“Chi non ha il suo Minotauro?“, si domandava la scrittrice Marguerite Yourcenar.
Chi non ha il suo Labirinto?
C’è un sacrificio nel labirinto del Minotauro di Saltburn, ma non c’è coraggio né amore.
Felix Catton – Icaro scopre le bugie e le manipolazioni di Oliver Quick, e sceglie di allontanarlo dalla vita dorata da un giorno all’altro, così come la famiglia Catton fa con qualunque altro ospite; ma Oliver Quick non è un ospite qualunque: è un Minotauro che consuma un pezzo alla volta chiunque si avvicini troppo.
Saltburn. Puck di “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare per spiegare Oliver Quick
Si è organizzata una festa per Oliver Quick.
Felix Catton sceglie di proseguire con i festeggiamenti, senza dire alla famiglia di aver chiesto all’ospite di andarsene il giorno successivo.
Il tema scelto per la festa dalla mamma di Felix, Elspeth Catton (la meravigliosamente superficiale, aristocratica Rosamund Pike), è “Sogno di una notte di mezza estate”, un altro omaggio alla letteratura classica di questo film simbolico, disturbante, esteticamente sublime.
Il protagonista della commedia shakespeariana è Puck, un folletto che muove come marionette gli tutti altri personaggi per dare forma all’intricata trama che desidera plasmare.
Puck – Quick: la paronomasia (figura retorica che accosta due parole dal suono simile ma dal significato differente) accomuna ma diversifica i due protagonisti, il primo – vitale, giocoso regista di una commedia, il secondo – arrivista senza scrupoli di una tragedia.
“Rinuncia al tuo potere di attrarmi ed io rinuncerò alla mia volontà di seguirti”, scrive Shakespeare, e sembra di cogliere negli sguardi che Oliver riserva a Felix e a Saltburn.
Mentre nella commedia shakespeariana il caos è creato per costruire situazioni magiche e divertenti, in Saltburn per distruggere qualsiasi persona che ostacoli i desideri di Oliver Quick.
Felix Catton – ali sulla schiena, canottiera e sigaretta in bocca – risuona come una versione anni 2000 di Nick Bottom, nome di un altro personaggio shakespeariano, protagonista della commedia – ma anche come un affascinante Icaro, che sfida il pericolo-Minotauro e ne paga le conseguenze con la vita.
La giacca indossata da Oliver Quick è opera delle costumista Sophie Canale.
I disegni di quercia e ghiande richiamano le atmosfere di “Sogno di una notte di mezza estate”, così come il folklore britannico e le uniformi militari, nelle quali questi elementi sono simboli di “potere e vittoria”.
Al collo Oliver indossa una collana con una falena, essere vivente che trascorre la sua vita ad inseguire la luce.
La festa sembra omaggiare il regista che, meglio di chiunque altro, sa mettere in scena questo tipo di scene: Baz Luhrmann e i suoi Romeo e Giulietta, il Grande Gatsby, Moulin Rouge! e, più recente, Elvis.
I capricci della famiglia Catton non possono più nulla verso la scalata al potere ossessiva e manipolatrice di Oliver Quick, che si manifesta in tutta la sua distruttiva potenza dopo la caduta della sua maschera.
Oliver Quick: la danza macabra che celebra la conquista ottenuta
Oliver Quick ha finalmente conquistato Saltburn, consumando e distruggendo ogni suo abitante.
Rimane solo Saltburn, che più che una casa pare il nucleo simbolico della storia, rappresentando il frutto proibito: cosa siamo disposti a fare per averlo?
Oliver Quick danza nudo in un unico, coraggioso piano sequenza, sulle note di “Murder on the dance floor” – “Omicidio sulla pista da ballo”, di Sophie Ellis-Bextor, 2001.
Percorrendo le stanze di Saltburn che Felix Catton gli aveva mostrato al suo arrivo, termina la sua danza di morte di fronte a “The Cotton Players”, il gioco di marionette vittoriano che rappresenta i quattro membri della famiglia Catton, ormai eliminati dal Minotauro-Puck-Oliver.
Oliver Quick si mostra finalmente per come è: è lui stesso a raccontare i suoi desideri e i fili che ha scelto di muovere per realizzarli.
Saltburn: di vampiri e linfa vitale
“Quando Linus Sandgren, il mio fantastico direttore della fotografia, mi ha chiesto quale parola avrei usato per descrivere il modo in cui il film mi fa sentire, ho detto “vampiro”, perché è un film sui vampiri in cui tutti sono vampiri, ma nessuno lo è“.
Emerald Fennell, intervista con Rebecca Ford, Vanity Fair, 2023.
Oliver Quick ha morso tutti con qualsiasi organo del suo corpo: ha succhiato la linfa vitale di chiunque si sia messo sulla sua strada, ha mangiato con gli occhi le vite degli altri da dietro le finestre, si è divorato sangue, terra, fluidi corporei.. per prendere il posto di un’intera famiglia ed essere l’unico abitante della sua nuova casa-vita.
Molte persone di perdono a Saltburn, e nella vita
Qual è lo scopo della vita di ciascun essere umano e l’eterna, grande domanda che la accompagna? Trovarne un senso.
Alcuni di noi lo ricercano, spesso sbagliando strada nel labirinto delle mille scelte che, consciamente e inconsciamente, facciamo ogni giorno; altri si anestetizzano con routine ordinarie e futilità annichilenti; alcuni dimostrano un cuore nobile ed etica verso il prossimo, altri crudeltà e arrivismo.
Noi chi siamo? Oliver Quick ci ricorda che è pericoloso dividere le persone in buone o cattive, perché la realtà visibile agli occhi può cambiare o semplicemente essere una maschera.
Scegliamo ogni giorno chi essere: alcune situazioni possono tirare fuori li peggio di noi, e in un attimo ci scolleghiamo dalla realtà costruendo un’illusione.
La parte del mondo in cui nasciamo, le persone che ci formano, quelle che poi scegliamo di avere vicino a noi, le possibilità che abbiamo o non abbiamo e il nostro carattere condizionano il nostro libero arbitrio. Per questo motivo è importante osservare e osservarci, sviluppando consapevolezza ed empatia.
Se rincorriamo il nulla, troveremo il vuoto.
Se ricerchiamo il Sublime, la nostra vita non potrà che essere piena.
NOTA DI REDAZIONE:
Le immagini sono tratte dal film “Saltburn”, visibile su Prime Video.
Giorgia Casarotti
Bell’articolo! Ho apprezzato molto la parte dove si analizzano i look/vestiario con i vari riferimenti culturali. Grazie per la lettura, e i nuovi punti di vista forniti!