Vorrei che mia madre fosse eterna. Se la fotografo mentre sorride, il male se ne va

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Vorrei che mia madre fosse eterna. Se la fotografo mentre sorride, il male se ne va

Cosa succede ad una giovane figlia quando alla mamma viene diagnosticato un cancro? Un’anima sensibile, talentuosa e coraggiosa ha preso in mano fotocamera e penna e ha scelto di fare al mondo il regalo più bello: condividere una storia fragile, potente e immensa, per renderla eterna e insegnare empatia e amore.

Autore di foto e testo: Anna Pastorello.
“Sono una persona che esprime la propria versione del mondo attraverso la fotografia. Mi sono avvicinata a questa arte seguendo la via del reportage, rimanendo stregata da luci ed ombre di grandi artisti contemporanei. Ho capito che non per forza bisogna struggersi per crearsi un’identità fotografica, semplicemente condividendo la propria visione si può regalare una versione personale di ciò che accade intorno a noi. Ecco perché, anche senza fotocamera, mi piace immortalare nella mia mente immagini e momenti che a volte passano inosservati. Basta solo lasciarsi ispirare.”

Come si può trasformare in parole un sentimento che non rientra nemmeno nel tuo piccolo cuore?
Un cuore così pieno di sentimenti contrastanti che potrebbero riempire l’universo.
Ho di fronte una donna, una madre, una moglie, un’amica che cerca conforto senza mai chiederlo.

© Anna Pastorello

La storia di una mamma, che prima di tutto è Giovanna

Tutto inizia all’incirca dieci anni fa quando, dopo una tosse continua, mia madre rientra a casa piangendo dopo una visita di controllo. Quel pianto mi sveglia dalla mia adolescenza e mi fionda nel mondo adulto tutto d’un tratto.
Inizia così la fase del “pensavo che certe cose succedessero solo nei film”.
Per la prima volta ho visto la mamma come la Giovanna, un essere umano terribilmente spaventato dall’avvenire, un avvenire che in quel  momento era molto incerto.

Ma non sono qui a parlare delle varie fasi affrontate da lei quando ha scoperto di avere un cancro ai polmoni, sono qui per spiegare la testimonianza della scoperta della donna che ad oggi considero la donna più forte che conosco.

© Anna Pastorello

La Giovanna è sempre stata una donna di modeste vedute e sogni molto contenuti, poche volte l’ho sentita dire “vorrei vedere, vorrei andare, vorrei provare”, semplicemente perché si è goduta ciò che aveva ma soprattutto ciò che le veniva dato.
Una donna mite, accomodante ma talvolta burrascosa, con cambiamenti d’umore repentini; tutto perché ha sempre dovuto soddisfare l’umore di altre quattro persone, nonché la sua famiglia.
Inizialmente anche io faticavo a capire perché cambiasse umore così rapidamente, ma da quando ho iniziato a vederla come una donna e non più come una madre, ho aperto il vaso di Pandora.

Serviva una malattia per capirla? No di certo.

@Anna Pastorello

La storia di una figlia, che ha imparato ad essere Anna

Una malattia può cambiare radicalmente il modo di pensare e di agire di una persona, ma soprattutto di chi le sta a fianco.
Personalmente credo di essere diventata una donna “grazie” al suo cancro.
Lei ha conosciuto invece una figlia che può considerare un’amica per la vita e oltre.

© Anna Pastorello
© Anna Pastorello

Nel periodo più difficile del processo le sono stata spesso distante fisicamente; abitando in un’altra regione, ho risentito del suo dolore come se le fossi accanto ogni giorno.
Probabilmente sono stata più “fortunata” a non vederla faticare come probabilmente hanno fatto i miei fratelli e mio padre che, nonostante tutto, hanno affrontato la situazione come fosse una situazione normale da dover gestire.

Per me era, forse e a volte, una cosa inconcepibile avere una madre malata nonostante abbia sempre fatto una vita priva di vizi.

@Anna Pastorello

Ho camminato in montagna e ovunque nel mondo. Ho pianto di notte e di giorno a sapermi lontana da lei, perché purtroppo la vita deve continuare a scorrere che tu abbia il cancro o meno.

Credo che questo “male”, come lo definisce lei, le sia venuto per il troppo di tutto che si teneva dentro. L’unico suo modo di sfogare era ed è tuttora il pianto, non è una donna dai grandi discorsi e di certo se deve spiegare il suo stato d’animo non inizia nemmeno a cimentarsi.

© Anna Pastorello
© Anna Pastorello

Non l’ho fotografata mentre le tagliavo i capelli quando nessuno ne aveva il coraggio.
L’ho fotografata mentre sorrideva, perché quando lo fa un po’ alla volta il cancro se ne va.

Le piace ridere e le piacerebbe andare ovunque, ma ha fatto gran poco del suo tempo libero.
Ha però viaggiato attraverso i miei racconti e attraverso le mie foto.
Io mi sono ripromessa di portarla in montagna ogni volta che posso, perché credo che facendola stare serena d’animo a poco a poco il cancro se ne va.
Non è vero a livello scientifico, ma a livello mentale si!
Ne sono convinta.

Ho capito che il regalo più grande che si possa fare sia donare il proprio tempo ad un’altra persona.
Più che donarlo, la parte più bella è di certo condividerlo!

Ho deciso di farla sempre sentire “vista” e capita; di aiutarla senza farle sentire che lo faccio per rimediare a tutte le volte che magari l’ho trattata bruscamente – purtroppo ce ne sono state parecchie e a ripensarci me ne vergogno, nessuno dovrebbe essere brusco verso un’altra persona, qualsiasi sia il motivo.

© Anna Pastorello
© Anna Pastorello

Amore, empatia, fotografia e condivisione

Credo che qualsiasi sia la battaglia che una persona debba affrontare la medicina migliore rimanga la condivisione e l’amore.

Il mio più grande omaggio verso la sua grandissima persona è fotografarla ogni volta che posso.
Attraverso la fotocamera la vedo come quella che è: una persona fragile ma al tempo stesso immensa, con una forza e un amore verso gli altri senza fine.

Tutto quello che i suoi genitori le hanno insegnato è il fatto che l’amore genera amore, generando così una famiglia dai valori inestimabili. 

Sono fiera di fotografare e di rendere eterna mia madre.

© Anna Pastorello
© Anna Pastorello

Non l’ho fotografata mentre le tagliavo i capelli quando nessuno ne aveva il coraggio.
Non l’ho fotografata le innumerevoli volte che ha pianto.
Non l’ho fotografata in ospedale le migliaia di volte che ci andava.

Ho preferito invece fotografarla nei suoi vestiti più belli che non ha indossato perché non ne ha avuto il tempo.
L’ho fotografata nel suo giardino che si gode così poco.
L’ho fotografata mentre sorrideva, perché quando lo fa un po’ alla volta il cancro se ne va.
L’ho fotografata per ringraziarla e dirle che sono fiera di avere una madre così coraggiosa.

© Anna Pastorello

Fotografare funge da auto analisi ma soprattutto fa comprendere come relazionarmi con il mondo, che è paragonabile ad una bellissima tela bianca pronta ad essere dipinta.

© Anna Pastorello
@Anna Pastorello
© Anna Pastorello

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