Avrebbe raggiunto la stessa gloria terrena se avesse avuto limiti? Avrebbe fatto le foto che ha fatto se non avesse vissuto come una Rock Star? Il fotografo che voleva essere “una storia raccontata in tutto il mondo” e che ha sconvolto il XX secolo raccontato attraverso le biografie di chi lo ha conosciuto e amato: Jack Fritscher e Patti Smith.
“Il punto principale di essere un artista è conoscere se stessi. Le fotografie sono meno importanti della vita che uno sceglie di vivere. Io voglio essere una storia raccontata in tutto il mondo”.
Forse è per questo che le persone più importanti della vita di Robert Mapplethorpe sono due scrittori e un collezionista d’arte.
Chi è Robert Mapplethorpe, i primi anni di vita. Patti Smith e Just Kids
Robert Mapplethorpe nasce nel 1946 a Floral Park: solo mezz’ora dal centro di New York, ma un mondo totalmente diverso.
Terzo di 6 fratelli, curioso e intelligente, termina la scuola superiore in 2 anni e a 16 lascia la casa di famiglia per studiare disegno e scultura al Pratt Institute di Brooklyn. Il padre, ingegnere elettrico cattolico e forte sostenitore di uno stile di vita sobrio, vorrebbe che seguisse le sue orme e non approva la scelta del figlio.
Conosce Patti Smith, con la quale vive i primi tempi newyorkesi come giovani bohémien in una città veloce, vera, impregnata di arte, libertà e rivoluzione, iniziando a sperimentare, nell’arte come nella vita.
Tra il 1970 e il 1974 realizza i primi collage, che uniscono icone religiose, fotografie pornografiche, disegni e diversi materiali.
Dalla difficoltà di reperire alcuni tipi di immagini, decide di iniziare a realizzarle lui stesso, con una Polaroid SX-70.
“L’immediatezza del procedimento si sposava bene col suo temperamento.
Dormiva di giorno e lavorava di notte. Mi svegliavo e lo sorprendevo a fissare i corpi scolpiti di Michelangelo affissi alla parete”. (Patti Smith)
Gli anni vissuti al Chelsea Hotel lo mettono in contatto con gli artisti che più di altri avrebbero influenzato la cultura di quel periodo. In quel momento erano tutti solo ragazzi, tendenzialmente senza soldi, dediti all’alterazione degli stati di coscienza, curiosi di quello che avrebbero trovato nel subconscio, per trasformarlo in arte.
Le fotografie di Robert Mapplethorpe: Patti Smith, corpi come pietra e orchidee
“Quello che voglio è dare una forma alle foto che la pornografia non aveva dato prima: creare bellissime fotografie con materiale pornografico.”
La produzione fotografica di Robert Mapplethorpe spazia dalle serie di Polaroid agli Still Life di fiori, dai ritratti di celebrità ai nudi interpretati come fossero sculture, fino ai suoi autoritratti; il tutto avvolto dal glamour e dalla follia della New York degli anni 70-80.
Non era un ritrattista: trasformava le persone in pietre, ricercava il perfetto, gelido formalismo e la più simbolica provocazione.
Nei volti cercava il suo riflesso. “Non so come ci riesce, in tutte le sue fotografie, tu sembri lui” (Fred, marito di Patti Smith).
Nelle composizioni voleva ricreare l’equilibrio senza simmetria. Estetismo e intellettualismo puro, privo, paradossalmente, di erotismo.
“Vellicava il pubblico giocando con il lato oscuro del cattolicesimo, ma tornava sempre dalle sue calle, facendo dei fiori pasquali il suo simbolo di resurrezione” (Jack Fritscher)
Ha documentato l’identità del mondo fatish, sempre alla ricerca del “nero più nero”, nelle stampe fotografiche così come nelle notti trascorse nei Club sotterranei.
“Robert si liberava in una lussureggiante selva notturna di sofisticata sensualità, sorgente di foto leathersex alla Rimbaud sia di quelle flowersex alla Baudelaire. E giocavamo con l’anima giochi perversi riservati a ragazzi cattolici che vogliono scoprire se quello che sessualmente è peccato mortale, diventa esteticamente arte immortale”. (Jack Fritscher)
“Robert sceglieva aspetti della più cupa condiscendenza umana e li tramutava in arte. Lavorava senza avvertire il bisogno di giustificarsi, investiva l’omosessualità di magnificenza, mascolinità e nobiltà invidiabili. Senza ricorrere a manierismo creava una figura del tutto maschile, ma non priva di grazia femminea. Robert stava cercando di impregnare l’omosessualità di misticismo.
Come aveva detto Cocteau di una poesia di Genet: La sua oscenità non è mai oscena.” (Patti Smith)
Due biografie di Robert Mapplethorpe a confronto: Just Kids di Patti Smith e Fotografia a mano armata di Jack Fritscher
Due scrittori hanno raccontato la sua vita, entrambi avendone fatto intimamente e intensamente parte:
Patti Smith con “Just Kids” e Jack Fritscher con “Robert Mapplethorpe, Fotografia a mano armata”.
Patti Smith, la sacerdotessa del Rock americano, mai scesa a compromessi in nome di gloria e fama; la sua metà androgina, la sua musa e la sua anima gemella, la cui vita rende ancora più evidenti le possibilità perdute e i compromessi che Robert ha scelto di fare.
“Just Kids” è una sincera lettera d’amore e d’addio al suo alter ego.
“Su Robert è stato detto molto, e molto altro si dirà. I giovani faranno propria la sua andatura. Le giovani vestiranno di bianco e piangeranno i suoi riccioli. Verrà condannato e venerato. I suoi eccessi biasimati oppure romanzati. Alla fine, la verità potrà essere ritrovata soltanto nella sua opera, il corpo materiale dell’artista. Essa non svanirà. Gli uomini non possono giudicarla. Poiché l’arte canta di Dio, e a lui appartiene in ultima istanza.” (Patti Smith)
Jack Fritscher, scrittore, fondatore della rivista Drummer, punto di riferimento della subcultura “leather” omosessuale di San Francisco alla fine degli anni 70. Amico e amante di Robert Mapplethorpe, fu il primo a pubblicare le sue immagini controverse su un magazine.
Jack parla di Robert con artisti dell’epoca: il suo è un omaggio crudo, onesto, diretto, ironico al suo “libertinaggio baudelairiano”, alla sua visione fotografica, al suo essere, alla fine di tutto, “innocente come ogni vittima” e alla sua capacità di fare di vita e arte una cosa sola.
“Veni, vidi, vici. Così faceva Robert. È diventato uno dei fotografi più acclamati del XX secolo. Otteneva ciò che voleva, lasciando a me, Patti e altri, dolcissimi ricordi di un uomo vero che, tra le altre cose, era un artista venuto dall’inferno. Ha avuto il coraggio di mettere a nudo quanto noi, omosessuali sfacciati, possiamo essere vulnerabili e forti come testimoni e narratori della verità che sta nel bassoventre della condizione umana, rivelata a una società cieca e sorda”. (Jack Fritscher)
Robert Mapplethorpe e il patto faustiano con il diavolo visto da Patti Smith e Jack Fritscher
Robert Mapplethorpe voleva che la sua opera fosse venerata, voleva essere celebrato e riconosciuto. Voleva la magnificenza, voleva le corone di allori.
“Col desiderio di liberarsi dal giogo cattolico, Robert finì per scandagliare un’altra religione dell’animo, su cui regnava l’Angelo della Luce. L’immagine di Lucifero, l’angelo caduto, venne a eclissare i santi dei quali Robert si era servito nei collage. Studiava con attenzione libri su alchimia, magia, occultismo. Era convinto che nello stringere un patto che lo avvicinasse all’essenza più pura di Satana, l’essere di luce, avrebbe riconosciuto un’anima affine, e che Satana gli avrebbe concesso gloria e fortuna.
Non chiedeva grandezza, né le capacità necessarie per essere un artista, perché già credeva di possederle.
Stai cercando scorciatoie? – gli dicevo.
Perché dovrei prendere la via più lunga? – rispondeva lui.
Aspirava alla conoscenza segreta.
Entrambi pregammo per la sua anima, Robert per venderla, io per salvarla.” (Patti Smith)
“Al suo occhio da satiro d’oro e miele, non sfuggono i sublimi piaceri assolutamente fini a se stessi. Io avrei dovuto fare più attenzione con questo fotografo che maneggiava luci e ombre. Lucifero, il “portatore di luce”, in Robert assumeva le fattezze di un glorioso angelo dal volo impavido e audace”. (Jack Fritscher)
Ascolta Patti, questa è la mia canzone:
Gli autoritratti di Robert Mapplethorpe: sessualità ed estetismo
Robert Mapplethorpe si racconta come un giovane fauno, un satiro sfrontato; si mostra come un cliché maschile e una provocazione femminile, disseminando per noi molliche di pane sul suo cammino, come indizi per capire il suo patto di immortalità con la vita e con l’arte.
“Gli artisti fanno paura alla gente. Robert condensò quello che gli artisti seri hanno ricercato per generazioni: una combinazione di bellezza e terrore, portando alla luce quello di cui sono capaci gli esseri umani quando si liberano dai luoghi comuni istituzionalizzati e si innalzano a livelli di misticismo e autentica devozione.” (Jack Fritscher)
La vita di Robert Mapplethorpe la cambia Sam Wagstaff, collezionista d’arte e mecenate. Il racconto di Patti Smith
“Se Robert era il marinaio, Sam Wagstaff era la nave” (Patti Simth).
Ad una mostra di Robert Mapplethorpe, Sam Wagstaff è intento a guardare le sue fotografie.
Voltandosi verso Robert, gli dice:
“Cerco qualcuno da viziare”
“L’hai trovato”
Sam Wagstaff e Robert Mapplethorpe erano nati lo stesso giorno, a 25 anni di distanza.
Sam Wagstaff era affascinante, intelligente, innamorato dell’arte e milionario. A lui va il merito di aver aperto il mercato artistico alla fotografia.
Sam Wagstaff ha trasformato Robert in “The Mapplethorpe”.
Tutti volevano le foto del “bad boy con la Hasselblad”, dalla Principessa Margaret, ad Arnold Schwarzenegger a Andy Wharol.
“Sam amava l’opera di Robert, la amava come nessun altro – È l’unico che riesce davvero a capire – diceva Robert.
Robert e Sam erano più prossimi a un legame di sangue di quanto due uomini avrebbero mai potuto essere.
Ciascuno dei due possedeva qualcosa che completava l’altro. Erano una creatura sola e avevano bisogno l’uno dell’altro: il mecenate di essere magnificato dalla creazione, l’artista di creare. Con Sam, Robert poteva essere se stesso.
Nessuno deve giudicare la loro relazione, senza prima aver compreso il codice che condividevano”. (Patti Smith)
Robert Mapplethorpe: libertà e compromessi. Il prezzo di non essere uno spirito libero come Patti Smith
Robert Mapplethorpe era geniale, luminoso, carismatico, affascinante, sensualmente bello, scandaloso, provocatorio, vulnerabile, intelligente, ma, a differenza di Patti Smith, non era uno spirito libero.
È stato testimone e protagonista degli anni del Chelsea Hotel e della movida underground gay più fatish ed estrema, nella sua giacca di pelle nera, con la voce vellutata e la cadenza lenta.
Nonostante i tentativi di censura, è stato tra gli artisti più acclamati del Ventesimo secolo.
Un Michelangelo che ha usato i mezzi del suo tempo per creare sculture di luce e dare voce alla libertà di espressione.
In una cultura come la nostra, nella quale è normale vivere con i genitori anche da adulti, e un atto di ribellione lasciare la famiglia in giovane età per cercar la propria strada, Robert ha vissuto intensamente, prendendo grandi rischi.
Senza una guida, senza solide radici, è facile essere una foglia al vento.
Senza una guida, talento, bellezza, ambizione e fragilità sono un mix pericoloso da gestire.
Robert ha vissuto a pieno la sua vita e lo ha fatto senza una guida e senza delle radici vere.
Harry Mapplethorpe, nel nome del padre
Suo padre, Harry Mapplethorpe, non è riuscito per anni a guardare negli occhi il figlio. Credeva che la sua omosessualità fosse qualcosa di anormale e dovuta al gruppo di persone che frequentava a New York. “Robert era malato. Non potevi aiutarlo, ma solo dispiacerti per lui”, ha raccontato in una delle rarissime interviste rilasciate dopo la morte del figlio.
Robert Mapplethorpe e suo padre non hanno mai parlato apertamente, nemmeno quando Robert era in fin di vita, appena quarantenne, a causa di complicazioni legate all’AIDS.
Non è riuscito nemmeno a guardare le sue immagini fino al 1988, quando ha visitato una retrospettiva sul suo lavoro al Whitney Museum. C’era Patti quel giorno, che gli è corsa incontro, abbracciandolo in lacrime.
“L’ho scusata per questo comportamento”, ha commentato Harry alla giornalista.
“Robert faceva incursione nel lato oscuro della vita. Ci vuole coraggio per lasciarsene sedurre totalmente. Ci vuole coraggio per tornare indietro senza restare confusi dall’oscurità. Come artista scese nelle tenebre e tornò con il meglio di quanto aveva visto dell’umanità e di se stesso” (Jack Fritscher)
Visse d’arte, visse d’amore: l’addio di Patti Smith e Jack Fritscher
“Lucifero, il portatore di luce, manipolando la lotta tra luce e tenebre, la trasforma in arte” (Jack Fritscher)
La sublimazione tra sesso e vita nella quale Robert Mapplethorpe danzava con gli occhi bendati, può essere la chiave di lettura per interpretare la sua opera.
Quando il sesso diventa ossessione, si tratta spesso di fame di vita sublimata. Il sesso ha occupato molto spazio nella vita e nell’arte di Robert Mapplethorpe, senza tuttavia riuscire mai a scacciare davvero i suoi demoni, o almeno, questo è quello che traspare dalle parole delle persone che l’hanno amato e conosciuto intimamente.
Lui voleva sempre più sesso, quando in realtà voleva solo più vita, finché la vita è diventata troppa e troppo fuori controllo.
L’”Angelo della morfina” (Patti Smith) ha fatto visita più volte a Robert Mapplethorpe, da quando si è ammalato di gonorrea al Chelsea Hotel, a quando ha chiuso gli occhi l’ultima volta a causa della malattia che ha decimato il movimento artistico di quegli anni, facendo precipitare dal cielo, stelle che avevano desiderato troppo.
Perchè tutto ha un prezzo, sfidare gli dei ha un prezzo, non avere limiti ha un prezzo, la ὕβρις ha un prezzo.
Capire Robert Mapplethorpe dal profumo delle orchidee
Avrebbe raggiunto la stessa gloria terrena se avesse avuto limiti? Avrebbe fatto le foto che ha fatto se non avesse vissuto come una Rock Star (Jack Walls)? Il suo modo di guardare il mondo, sarebbe stato lo stesso se fosse stato felice e in pace?
Probabilmente no.
Chi si espone per tutti, spesso muore per tutti.
La sua ricerca del sublime è stata un tentativo di trasformare i suoi demoni in immagini potenti e di rottura.
Ha contribuito alla libertà sessuale, chiudendo gli anni 80 sulle note di “Chi vuole vivere per sempre” (Who wants to live forever, Queen), e ha lasciato le porte aperte agli scintillanti, impazienti e bugiardi anni 90, a personaggi come Gianni Versace e Lady Diana, che con la forza della libertà hanno fatto crollare vecchi mondi ipocriti come castelli di carte. Anche loro, al prezzo della propria vita.
Finché continuerà ad esserci repressione e discriminazione, avremo bisogno di altri Robert che urlino che libertà di espressione non dovrebbe avere un prezzo.
“Voleva che i suoi fiori fossero i fiori del male di Baudelaire”. (Jack Fritscher)
La vita di Robert Mapplethorpe è stata una vita intensa, con picchi di estasi sublime e profondi buchi neri nei quali persone come Patti e Jack accendevano una candela per lui, provando ad indicargli la strada.
Ma lui cercava la gloria eterna. Quello che voleva era essere guardato.
Di occhi addosso ne ha avuti tanti, tranne, forse, quelli che avrebbe voluto davvero.
Robert ha fatto un patto con il diavolo, affinché il suo cammino fosse avvolto dal profumo di bellissime orchidee.
Quello che Robert Mapplethorpe non poteva sapere, è che le orchidee sono bellissime, ma non hanno profumo.
BIBLIOGRAFIA
Patti Smith, Just Kids
Jack Fritscher, Robert Mapplethorpe, Fotografia a mano armata
Amy Argetsinger per il Washington Post (da un’intervista di Kim Masters al padre di Robert Mapplethorpe)
J. W. Goethe, Faust e Urfaust
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