Personalità poliedrica, ha vissuto una vita fuori dagli schemi, diventando la più importante artista-musa degli anni ’20 a Parigi; tenendosi tuttavia ben lontana dalla celebrità. Musa di Man Ray, amica di Hemingway, che scrive la (unica) prefazione alla sua magnetica autobiografia.
Ernest Hemingway non ha mai scritto prefazioni a libri non suoi; eccetto per uno, censurato per molti anni negli Stati Uniti.
“Se siete stanchi dei libri scritti dalle signore scrittrici d’oggigiorno, eccovi un libro scritto da una donna che non fu mai una signora. Kiki fu lì lì per essere una regina, ma questo naturalmente è molto diverso dall’essere una signora”.

La Belle Èpoque a Parigi nel quartiere di Montparnasse: gli scintillanti anni ’20 del Moulin Rouge
Per Belle Èpoque si intendono gli anni che vanno dalla fine dell’Ottocento allo scoppio della prima guerra mondiale; gli anni della fiducia nel progresso, dell’invenzione delle automobili, del cinema, della radio e dell’energia elettrica.
Ri-esplodono le arti con l’Impressionismo di Renoir, Degas, Monet, Manet e Cesanne e il post-impressionismo di Toulouse-Lautrec in Francia e il Futurismo di Marinetti in Italia, mentre in Austria, Klimt celebra l’Art Nouveau.
In Inghilterra Oscar Wilde viene arrestato per sodomia, mentre, dall’altra parte dell’oceano, il Grande Gatsby brinda con fiumi di champagne contro il proibizionismo.
D’Annunzio scrive Il Piacere e Puccini compone La Bohéme, consacrando alla gloria eterna lo stile di vita bohémien, tra amore per l’arte e stordimento dei sensi, esplorati con leggera dissolutezza e vissuti con l’intenso dandismo di una vita anticonformista e fascinosamente decadente.
Parigi è il crocevia di arte e artisti, e i quartieri di Pigalle, Montmartre e Monparnasse il cuore dell’avanguardia che pulsa al ritmo del can can, avvolta dallo scintillio delle pale rosse del Moulin Rouge, che illuminano le notti di stravaganza, libertà e spensieratezza dopo difficili anni di guerre e restrizioni economiche.

“Abbiamo scoperto droghe, la pederastia, i viaggi, Freud, le fughe e i suicidi – tutti gli elementi della dolce vita”, scrive Robert Brasillach, descrivendo il modo di vivere e l’energia di Montparnasse.


“Monparnasse divenne ricco, prosperoso, sfarzosamente illuminato, brulicante di locali da ballo, fiocchi d’avena, (fate la vostra scelta signori, disponiamo di tutto questo ora, per la prima colazione).
Kiki dominò l’epoca di Montparnasse più di quanto l Regina Vittoria non abbia dominato l’epoca vittoriana”. Ernest Hemingway
Chi è kiki de Montparnasse: l’infanzia in campagna e l’arrivo a Parigi
Kiki nasce Alice Prin nel 1901, in Borgogna.
“Mia madre se la svignò a Parigi, lasciandomi con la nonna, che si trovò così una mezza dozzina di mocciosi sulle spalle. I nostri padri avevano tralasciato il piccolo particolare di riconoscerci”.
In campagna vive in povertà, elemosinando cibo e frequentando la scuola in modo molto poco regolare.
A 12 anni la mamma la vuole a Parigi con sé e l’idea di lasciare la nonna la rende triste.
“Mangio, bevo vino rosso, piango”.
I primi anni a Parigi trascorrono tra lavori mal pagati, umiliazioni, dentro e fuori casa, ma con forte determinazione e profonda curiosità verso il mondo.
Parigi: i primi incontri con l’arte negli studi degli scultori
Con le sopracciglia disegnate con fiammiferi usati, inizia a posare per uno scultore.
“Mia madre capita lì senza tanti complimenti e fa una gran scenata. Io sto posando e lei a urlare che non sono più sua figlia, che non sono altro che una sporca p…
Per quel che me ne importa!
La cosa, anzi, non manca di rallegrarmi, perché capisco che anche il mio momento è arrivato”.

Kiki si ritrova così a 16 anni, da sola per le via di Parigi. Le iniziazioni al sesso sono rudi, goffe e fredde, ma a lei non importa. Vuole “conoscere l’amore” e la priorità è avere un posto per dormire e mangiare ogni tanto.
“La nonna ha un’amica che si è comprata una casa tutta per sé facendo l’occhiolino agli americani… E il grande rimpianto della nonna è di non avere una casa tutta sua… Ma che pretendete: lei proprio non ce la fa. Ecco tutto”.
Kiki scopre la cocaina che “le toglie la fame e la rende felice”, ma la fa anche finire in ospedale in fin di vita per diversi giorni.

La vita nei caffè di Parigi e le amicizie con gli artisti
Ironica, divertente, sfacciata, Kiki è nel posto giusto al momento giusto, e non sta certo solo a guardare quello che succede intorno a lei, ma sceglie di esserne il centro dell’attenzione, influenzandone profondamente il decorso con la sua forza e il suo magnetismo.
“Usciamo con dei tipi che si chiamano dadaisti e altri che si fanno chiamare surrealisti, ma io non riesco a vedere questa gran differenza tra loro”.

Peggy Guggenheim la descrive come “straordinariamente bella”.

Si ubriaca con Ernest Hemingway e diventa amica di Jean Cocteau e Picabia, posa per Modigliani, Fujita, Kipling e Man Ray.



Con Man Ray, in particolare, inizia un lungo sodalizio amoroso-artistico che influenzerà la vita di entrambi, così come la storia dell’arte.
“Ho una grande ammirazione per la sua arte. Man Ray non ha mai smesso di dipingere, pur dedicandosi alla fotografia. Anche i suoi quadri sono straordinari. Come nelle sue foto, usa tre colori soltanto: il nero, il bianco e il grigio”.
L’unico artista sul quale, nella sua autobiografia, non fa ironia è probabilmente il grande amore della sua vita.
Kiki de Montparnasse vista da Man Ray



Kiki de Montparnasse: “La celebrità non fa per me”
Dopo alcuni guai con la giustizia – “Giudice. Ma chi mai ha il diritto di giudicare?” – e gli anni nei quali si esibisce come cantante e ballerina, dipingendo e continuando a posare per artisti, Kiki diventa la più importante modella nella storia dell’arte degli anni Venti.
Approda a New York, ma la trasferta risulta breve: “Non giro nessun film per la Paramount. Arrivo fin lì per fare un provino, ma prima di entrare nello studio voglio darmi una ravvivata ai capelli. Quando scopro di aver dimenticato il pettine, divento matta e così tutto quello che faccio è di tornare a casa. Oh be’, forse è stato meglio così. È molto più divertente andarci, al cinema, che non farlo”.
“La celebrità mi tolse da un mondo stravagante in cui mi sentivo perfettamente a mio agio. Alla fine ci rinunciai, perché non faceva per me.
Che senso ha giocare a nascondino, mi dissi, con queste tube, quando il tuo cuore sarà sempre in eterna beatitudine davanti a quei marinaretti che emergono dalle fosche onde e come un solo uomo vanno alla ricerca del primo bar che capita, con quei buffi berretti di traverso sulla fronte abbronzata?”
Kiki de Montparnasse: un’autobiografia divisa in due parti temporali, stilistiche ed emotive

Se nella prima parte delle sue memorie, scritte a trent’anni, leggiamo racconti spavaldi e aneddoti ironici, specchio di un’epoca appena vissuta e senza particolari slanci emotivi nella scrittura; nella seconda parte, scritta a cinquant’anni, poco prima della sua morte, il registro cambia.
Kiki è tornata povera e sente tutto il peso dei suoi anni di eccessi, nel corpo e nello spirito.
Dall’incontro surreale, decadente e poetico con un pesce sulle rive della Senna, alle strade di New York – in cerca di rivalsa per aver scoperto che il suo libro, dopo un periodo di censura, è diventato famoso negli Stati Uniti – fino alla richiesta di soldi a “Papà Hemingway” e alla ricerca di un vecchio amore.
Kiki ritorna a Montparnasse per provare a vendere alcuni suoi dipinti e per scrivere le ultime 6 pagine delle sue memorie. Tossisce, sputando sangue, ma continua a dipingere. E continua a scrivere.
“I medici mi dicono di non avere paura. Paura di che, poi?
Forse i dottori sanno qualcosa… All’improvviso mi sento così stanca”.
La morte di Kiki de Montparnasse: ὕβρις, solitudine o libertà?
La Belle Èpoque, come tutte le epoche storiche intense, non può non concludersi in modo teatrale. La salutiamo guardando il Titanic immergersi in scure e gelide acque e aspettando lo scoppio della prima guerra mondiale.
La morte di Kiki è stata meno teatrale della sua vita.
Ha vissuto da spirito libero nel modo più estremo.
Ha usato il suo corpo come estensione della propria interiorità creativa. Sicura di sé, è stata uno dei primi esempi di emancipazione sessuale.
Ha vissuto come ha voluto, secondo le sue regole e senza scendere mai a compromessi, lottando per essere una donna libera in anni difficili.
Amava le feste, il cibo, il vino, l’arte, gli amici e la vita.
Si dice che fosse in grado di illuminare una stanza solo con la sua presenza.

Tuttavia, il suo essere stata una figlia non amata, completamente sola al mondo, ha contribuito allo sviluppo di un lato oscuro e auto-distruttivo che non le ha consentito darsi dei limiti.
Man Ray ha provato a salvarla negli ultimi anni, ma lei ha regalato i soldi ricevuti ad un mendicante.
Con gli strumenti che aveva, ha comunque reso la sua vita straordinaria.
È stata citata come esempio di femminismo, determinazione, forza, indipendenza e non curanza delle aspettative sociali.
Il prezzo che ha pagato per la sua emancipazione è stato quello di essere dimenticata.
Resta comunque immortale nelle opere d’arte che ha creato e nelle pagine di storia dell’arte che ha contribuito a scrivere.
“Montparnasse è un posto rotondo come un circo. Ci si entra non si sa come, ma uscirne non è facile”.


NOTE BIBLIOGRAFICHE:
Le citazioni di Kiki de Montparnasse sono tratte da:
Kiki de Montparnasse, Memorie di una modella – Prefazione di Ernest Hemingway – Edizione Chaiers Castelvecchi 2016. Titolo originale: Memoirs of Kiki. Traduzione di Lucia Usellini.
Kiki de Montparnasse, Immortal yet Forgotten Queen
L’etica del Sublimista prevede di citare sempre i crediti di tutti gli Autori del materiale condiviso su queste pagine, proprio perché lo scopo principale di questo progetto è celebrarli. Capita tuttavia che, nonostante gli sforzi, non si riesca a risalire all’Autore di un’opera. In questo caso, rimaniamo aperti e ricettivi alle segnalazioni che i nostri lettori vorranno inoltrarci.Grazie per la collaborazione.
Flappers: le ribelli degli anni venti tra arte e sensualità | Il Sublimista
[…] Laura La Plante, Dorothy Mackaill, Colleen Moore, Norma Shearer, Norma Talmadge, Olive Thomas, Kiki de Montparnasse, Alice White e soprattutto Joan […]