Peggy Guggenheim: Una vita per l’arte

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Peggy Guggenheim: Una vita per l’arte

L’ultima dogaressa è stata una mecenate generosa, coraggiosa, appassionata, eclettica, scandalosa e stravagante; criticata per vivere come un uomo. La sua autobiografica è la confessione di una donna che ha amato l’arte e gli artisti.

L’appendice dell’autobiografia di Peggy Guggenheim è una dichiarazione d’amore a Venezia.
In un senso più ampio: una dichiarazione d’amore all’arte, al sesso e alla potenza della forza creativa; alla nostra responsabilità di proteggerla e celebrarla.

Chi è Peggy Guggenheim

Peggy Guggenheim è una mecenate nel senso più puro del termine: “una persona che sente di avere una responsabilità verso l’arte e gli artisti e ha i mezzi e la volontà per agire in conformità a questo sentimento

Nasce nel 1898 da una famiglia ricca e influente, attiva protagonista dei salotti dell’alta borghesia newyorkese, ai quali Peggy preferisce fin da subito ambienti diversi.
Tutto mi sembrava artificiale e non incontrai mai nessuno con cui potere palare seriamente”.

Foto di Rogi André, Parigi ca. 1940

Avevo un’insegnate di nome Lucile Kohn che ebbe su di me un’influenza superiore a qualsiasi altra donna. Infatti, a causa sua, la mia vita prese una direzione completamente nuova: non accadde immediatamente, ma si trattò di un processo graduale. Lei aveva la vocazione di migliorare il mondo, ed io divenni radicale e finalmente uscii dall’atmosfera soffocante in cui ero stata allevata. Mi ci volle un sacco di tempo per liberarmi, e sebbene per molti anni non accadesse niente, i semi che aveva gettato germogliarono, ramificandosi in direzioni che persino lei non avrebbe mai immaginato”.

Foto di Stephen Moses | Encounters with Peggy Guggenheim

Peggy Guggenheim: l’amore per l’Arte e per gli Artisti

Si trasferisce a Parigi, sposa un artista dadaista affascinante, sensuale e senza un soldo e vive da bohémien nel momento di più fermento creativo del quartiere di Montparnesse.
Trascorre notti chiacchierando con Samuel Beckett, che la “conquista con il suo intelletto”, diventa musa di Man Ray, che inizia ad approcciare la fotografia da un punto di vista creativo, e stringe una profonda amicizia con Marcel Duchamp, padre dell’arte concettuale.

Peggy Guggenheim in un abito di Paul Poiret e un copricapo di Vera Stravinsky.
Foto di Man Ray, Parigi, ca. 1925

È proprio Duchamp a spiegarle come leggere un’opera d’arte.
Peggy ha una formazione classica, ma ignora l’arte moderna, “non distinguendo l’arte astratta dal surrealismo”, e lui la introduce ai differenti stili delle avanguardie, aiutandola ad aprire le sue prime gallerie e rendendola consapevole di quello che sarebbe stato lo scopo della sua vita.

Il dono di Peggy è quello di riconoscere il talento in un artista prima ancora che se ne renda conto l’artista stesso. 

Inizia ad acquistare quadri, spesso a bassissimo costo, proprio per la sua capacità istintiva e visionaria di anticipare tendenze e, forse, di contribuire a crearle, credendo negli artisti e supportandoli in qualsiasi modo possibile.
Compravo un quadro al giorno. La voce si è sparsa e così gli artisti mi portavano le opere a casa. Ho comparto un Dalì sdraiata nel letto”.

Salvador Dalí, Le Naissande des désirs liquide. Olio e collage su tela 96×112 cm
Collezione Peggy Guggenheim Venezia.
Foto Peggy Guggenheim Collection Archive

Jackson Pollock è “la sua più grande scoperta artistica”.
Peggy lo considera “il più grande artista del secolo dopo Picasso”.
Quando lo incontra, lavora come carpentiere nel museo dello zio (che definisce “garage” per lo stile dell’ambiente così lontano dal suo gusto ). Peggy intuisce la potenzialità di un genio che, introducendo l’atto fisico come parte integrante della creazione di un dipinto, romperà i dogmi artistici esistenti fino a quel momento. Sceglie di gestirne alcolismo e sregolatezza, finanziandolo e consegnarono alla storia; ma, prima di tutto, salvandolo.

Foto Peggy Guggenheim Collection Archive con Jackson Pollock

Durante la seconda guerra mondiale le sue azioni sono decisive.
Chiede al Louvre di nascondere un consistente numero di opere d’arte, ma il museo rifiuta, considerandole di importanza non rilevante.
Rischia quindi di essere rinchiusa in un campo di concentramento, aiutando diversi artisti a scappare dall’Europa e mettendo in salvo un’incredibile quantità di opere d’arte (spedendole negli Stati Uniti, nascoste tra oggetti domestici ), contribuendo così non solo a creare una delle più grandi collezioni di arte moderna esistenti, ma a fare in modo che le opere stesse non fossero perse o distrutte.

Opere di Salvador Dalì, Vasil Kandinsky, Alberto Giacometti, Yves Tanguy, Mark Rothko, Joan Mirò, per citarne alcune.


Peggy Guggenheim circondata da artisti europei esiliati a New York, 1942. Photo: Berlin / Muenchner Stadtmuseum / Hermann Landshoff / Art Resource, NY via GibbesMuseum.org

Al termine della guerra viene invitata ad esporre la sua collezione alla Biennale di Venezia in un intero padiglione, “come fossi una Nazione”, consacrando lei e la nuova espressione artistica nella quale ha fortemente creduto, al “circuito ufficiale” dell’arte.

Allestimento alla Biennale – Foto Peggy Guggenheim Collection Archive

Venezia non è solo la città della fantasia, ma è anche la città del piacere e della gioia. (…) A Venezia la maggior parte della vita la si trascorre in attesa di cose che possono o non possono accadere e questo viene accettato come una parte del tempo veneziano”.

VEDI NOTE BIBLIOGRAFICHE A PIE PAGINA

Peggy decide di trascorrere l’ultima parte della sua vita a Venezia.
Acquista Palazzo Venier dei Leoni, all’epoca non compiuto, ma che occupa più spazio di qualsiasi altro palazzo sul Canal Grande; già di proprietà della Divina Marchesa” Luisa Casati, nota per le sue eccentricità, come quella di passeggiare con una pantera al guinzaglio.
L’energia di cui la storia ha caricato l’edificio, il fatto che non sia un monumento nazionale (quindi non modificabile ) e che disponga di un ampio terrazzo, non lasciano dubbi a Peggy.
Io ne approfittai, temendo le reazioni del prefetto, il quale però si limitò ad osservare – Quando vedo la signora Guggenheim che prende il sole sul terrazzo, capisco che è arrivata la primavera-”.

Sul suo terrazzo del suo Palazzo a Venezia, ca 1950s. Foto di Frank Scherschel/Life/Getty
Palazzo Venier dei Leoni via montagnadiviaggi.it

Il Palazzo diventa un punto di riferimento per artisti ed intellettuali, con le sue feste che prendono vita tra le opere d’arte custodite.
Peggy trascorre gli ultimi anni serena, dando forma alla sua “Guggenheim Collection” e a quello che oggi è uno dei musei d’arte moderna più famosi del mondo.

Foto Peggy Guggenheim Collection Archive

Muore nel 1979 a 81 anni. Le sue ceneri riposano nel giardino del Palazzo insieme a quelle dei suoi amatissimi cani. 

Foto di Stephen Moses | Encounters with Peggy Guggenheim
Foto di Ray Wilson nel giardino di Palazzo Venier dei Leoni

Peggy Guggenheim e l’autobiografia dell’ultima Dogaressa

Peggy Guggenheim ha trascorso la sua intera vita spinta da un’incredibile forza creatrice, mischiando la vita con l’arte.
Non ha creato opere visive, ma ha reso la sua stessa vita la più grande opera d’arte.

Le sue memorie sono un altro regalo che ha scelto di fare al mondo.
Scritte in diverse fasi della sua vita, sono un susseguirsi di incontri, traslochi, viaggi, amori, matrimoni, tradimenti, avventure che ruotano tutte intorno alla sua missione di vita.

Per me il sesso è un modo per creare connessioni umane. (… ) All’epoca il sesso e l’arte erano indivisibili”.

Max Ernst, La vestizione della sposa. 1940-41 Olio su tela 130×96 cm
Collezione Peggy Guggenheim Venezia

Il suo racconto è lucido, concreto, con qualche slancio emotivo che sembra concedersi solo ogni tanto (fatta eccezione per le pagine di chiusura, scritte al termine della sua vita ). Tra le righe traspare l’infinito amore per l’arte e per gli artisti, la tristezza per i grandi drammi della sua vita e una profonda consapevolezza di quella che lei ha sempre sentito essere la sua grande responsabilità verso il mondo: “considero mio dovere proteggere l’arte del mio tempo”.

La nostra società tende a colpevolizzare chi ha privilegi economici, prestando poca attenzione a coloro che invece scelgono di utilizzarli per scopi nobili.


Foto di Tony Vaccaro / Tony Vaccaro Archives
Peggy Guggenheim in gondola, Venezia, 1968

Non tentando in alcun modo di ricercare una forma aulico-letteraria, che non le appartiene e non trasporterebbe nel modo corretto la sua personalità, si mette a nudo senza filtri, non curante dell’impatto mediatico sulla sua reputazione, ma volendo raccontare lei stessa la sua opera d’arte attraverso uno dei processi più grandi di catarsi: la scrittura delle proprie memorie.
Peggy lo fa con dignità e onestà (e poche omissioni ).

La sua non è l’autobiografia di una collezionista d’arte, ma di un essere umano che ha vissuto intensamente, e che merita di essere conosciuto.

Peggy Guggenheim è generosa, dirompente, appassionata, scandalosa, disinibita, stravagante nel look come nei costumi; da sempre criticata per vivere come un uomo.

Foto di Roloff Beny | Archivio del Canada

A Venezia non si può vivere normalmente: tutto e tutti fluttuano, non solo le gondole (…), ma anche i palazzi e le persone. Si fluttua in modo festoso, con assoluto senso di libertà, senza mai essere tormentati dal traffico (…). È questa sensazione di essere sospesi che rappresenta la qualità essenziale di Venezia”.

L’ultima dogaressa” (riconoscimento che le è stato dato per la sua incredibile raccolta d’arte ) ha fluttuato durante tutta la sua vita, con anticonformismo, coraggio e passione.

“La sua è stata una vita folle?”
“Assolutamente sì. Era arte e amore.”


“I am not an art collector. I am a museum.”

NOTE BIBLIOGRAFICHE:
Le citazioni di Peggy Guggenheim sono tratte da:
Peggy Guggenheim, Una vita per l’arte – Confessioni di una donna che ha amato l’arte e gli artisti – Edizione Rizzoli 2016. Titolo originale: Out of this Century. Traduzione di Giovanni Piccioni.
Lisa Immordino Vreeland, Peggy Guggenheim: Art Addict – USA, 2016

La collezione di Peggy Guggenheim è visibile al Museo Guggenheim a Venezia.

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