Davide Moscato. L’inizio dell’ultimo quarto che ipnotizza

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Davide Moscato. L’inizio dell’ultimo quarto che ipnotizza

Cantautore di Alternative Rock e cantante di piano bar in diverse parti del mondo. Da Sanremo Rock ai riconoscimenti internazionali. Dai contest musicali al lavoro creativo nell’ombra. Sogni e realtà di un musicista che non segue la strada battuta.

Il mondo della musica brilla delle Star, siano esse pop, rock, dance o di qualsiasi genere voi ascoltiate. Eppure ci sono talenti che restano più nell’ombra, perché non sempre è cosi semplice arrivare al grande pubblico. Il solo talento non basta e qualche volta viene ampiamente superato dalla potenza del marketing e dei pacchetti preconfezionati che ci impongono a suon di passaggi televisivi e radiofonici nelle forme più disparate.

Davide Moscato – Mesmerising

Davide Moscato è uno di questi talenti, che lavorano sodo e nell’ombra, elaborano e raffinano un sogno che raccontano con le note della loro musica.

Ciao Davide, benvenuto sulle pagine del Sublimista.
Per cominciare ti vorrei chiedere del nome del tuo progetto artistico, “Mesmerising”; da dove viene e che significato ha?
Ricordo che stavo cercando un nome d’arte che potesse somigliare anche al nome di una band.
Più che la persona, volevo trovare un qualcosa che descrivesse la mia musica, che è fatta anche da tutti coloro che sono entrati fino ad ora in questo mio progetto; dai musicisti in studio a quelli che suonano con me live.
Alla fine scelsi “Mesmerising”; una parola di cui mi piace il suono e il significato, “ipnotizzante”.
È bella l’idea che chi viene ad ascoltarmi resti per qualche ora assorto in ciò che sta ascoltando. 
Dunque “Mesmerising” che sono io ma non solo.  

Nei tuoi album ho notato un’evoluzione nello stile musicale. Ce ne vuoi parlare?
Tutti e tre gli album sono stati realizzati a distanza di 4 anni, a partire dal primo nel 2012. Il tempo ci cambia e non solo a livello musicale. Sono maturato e ho fatto esperienze con ogni nuovo disco, anche grazie ai diversi musicisti che vi hanno partecipato, ho potuto introdurre questa mia esperienza che così si è espressa con uno stile sempre diverso. Anche l’etichetta di produzione ha inciso un po’; i primi due lavori sono stati pubblicati e registrati dalla etichetta Seahorse Recordings, votata ad un genere tra l’Alternative e lo Shoegaze, il terzo è stato pubblicato dalla Lizard Records, una label di musica Rock Progressive.

Qual’è stato il tuo percorso e quali sono le principali difficoltà che hai incontrato nel portare avanti questo tuo progetto?
Il mio percorso è iniziato nei tardi anni 90 con il piano-bar, una lunga gavetta iniziata con una pizza e una birra al posto dei soldi e che mi ha portato negli anni a viaggiare per mezzo mondo. Nel frattempo ho militato in qualche band rock e mi sono fatto le ossa sui palchi. Ma, devo dire, che il piano-bar mi ha dato da vivere, e ancora oggi lo fa, e mi ha insegnato tanto, soprattutto a livello vocale.
Le difficoltà che ho incontrato nel settore musicale sono quelle che incontrano tutti. Anche solo essere ingaggiato da un locale che non ti conosce, può dimostrarsi difficile.
È dura, ma con la passione che ci metti nel fare musica, tutto il resto resta alle spalle.

Personalmente sono affascinato dal trasferire l’emozione in musica. Raccontaci il tuo processo creativo. Come nasce un brano di Mesmering?
Il mio modo di comporre è rimasto identico negli anni. La creazione inizia semplicemente con la tastiera e la voce, poi elaboro tutto con Logic cercando di dare al brano una certa atmosfera. La cosa importante, anche per me, è che ciò che sto componendo trasmetta emozione. Cioè, deve darmi subito qualche vibrazione sotto pelle; se non sono io il primo a provare emozione, scarto subito l’idea, perchè per me una canzone deve suscitare qualche cosa, altrimenti non vale la pena ascoltarla. Dunque, anche se compongo in modo istintivo, cerco di non lasciare niente al caso, perché l’emozione può essere data da un passaggio melodico preciso, o dalla voce, da un solo di chitarra o anche dal testo e tutto va curato nel dettaglio. Scrivo canzoni da quando andavo alle superiori, mi mettevo allora alla tastiera ed oggi è lo stesso.

E dei testi cosa puoi dirci? Hai delle tematiche cui sei particolarmente legato?
Le tematiche sono state diverse per ogni album. Nel primo (The Golden Dawn of the Tramp) c’erano diverse canzoni Pop Rock piuttosto semplici, si parlava d’amore e di sessualità, anche se alcuni pezzi, come The Alchemist, erano ispirati al fantasy.
Mental Maze, del 2016,  era un concept, quindi un unico tema legava tutte le tracce. Il tema era il labirinto mentale e cioè tutte quelle situazioni aberranti che possono portarci a chiuderci in noi stessi; come in un labirinto figurato da cui è difficile uscire. Anche il terzo album è un concept. È come aprire un libro di storie alla Edgar Allan Poe, dove la narrazione è spesso, grottesca, horror e fantasy. C’è quasi sempre una punta di humor, ma ci sono anche testi controversi come in The Vortex o Underground, o Slave of your shell.
Caspita! Analizzando tutte queste cose, mi viene da dire che la morte, è una delle tematiche che ho più affrontato, e che ricorre più frequentemente in tutti e 3 i CD, mentre la parola che, molto probabilmente, ho usato maggiormente è “blood”, sangue.

La tua musica ha avuto dei riconoscimenti internazionali. E hai anche partecipato a SANREMO rock. Parlaci di queste esperienze.
Ho sempre cercato di fare ascoltare i miei brani ad un pubblico il più vasto possibile, ovvio. Sicuramente il web è un ottimo veicolo per fare questo, ma il palco resta sempre il mezzo migliore. Attraverso il web ho partecipato a qualche contest per cantautori, e ho “beccato” 2 Akademia Music Awards nel 2016, per Crossing the infinity e From the ashes, del disco Mental Maze. Poi ho partecipato con una mia vecchia band, al Sanremo Rock, superando la fase selettiva e arrivando alle semi finali. Una bella esperienza; sei comunque nella città della musica italiana per eccellenza.Il festival di per sé mi è sembrato solo un gran calderone di musicisti e non mi è parso organizzato benissimo. In ogni caso, non amo molto i contest, le gare musicali, le selezioni, le trovo di una bruttura spropositata, soprattutto quando ti chiedono soldi per partecipare!

Solitamente hai sempre scritto testi in inglese. Il tuo ultimo lavoro però è in Italiano; come mai?
Ho sempre scritto in inglese mosso da quel reverenziale amore nei confronti della musica British degli anni 60 e 70. Sono cresciuto ascoltando i Queen, i Pink Floyd, Led Zeppelin, Deep Purple, e quindi cercavo di emularli. Questa cosa mi è rimasta dentro ed ho continuato a scrivere in inglese. In realtà ho sempre pensato che il genere musicale che tratto, si sposi meglio con delle liriche in lingua inglese. La lingua di sua maestà per me e per molti altri è molto musicale, pensa che spesso mentre compongo la musica le parole mi vengono già fuori in inglese!
Ma oggi sento che posso esprimermi anche nella mia lingua. Con il mio ultimo singolo, L’Inizio dell’Ultimo Quarto, mi ero quasi “impuntato” a cambiare qualcosa. L’ho fatto e mi sento di aver vinto la scommessa; penso  sia un bel pezzo, con delle liriche ispirate, che hanno un forte impatto e un profondo significato. Non sono il grande Battiato, ma ci sono brani in cui filosofeggio un po’, come in questo o in Slave of your shell del cd The Clutters Storyteller.

A proposito di “Grandi”; quali sono gli artisti che maggiormente ti hanno influenzato?
Adoro le grandi voci. Il mio primo padrino musicale è stato John Lennon, una voce sicuramente molto personale. Poi ho amato la presenza scenica e la superba voce di Freddie Mercury.
Ma anche di Ian Gillian, di Robert Plant e gli esercizi vocali dell’ultimo Tim Buckley. Senza dimenticare la meraviglia delle meraviglie, Demetrio Stratos

Vuoi parlarci un po’ di te? Libri che leggi, Film? Quali sono i tuoi interessi extra musicali.
Sono sempre un po imbarazzato a parlare di me stesso, ma posso farcela. 
Adoro leggere i grandi classici. Al momento sto finendo di leggere “Il Mondo Nuovo” di  Aldous Huxley.
Anche nella cinematografia resto piuttosto fedele ai classici, sopra di tutti i film di Stanley Kubrick, che tra l’altro mi ha ispirato il concept di The Clutters. Mi piace anche Quentin Tarantino, o i fratelli Cohen. L’importante, quando leggo o quando guardo un film, è che io sia in qualche modo spiazzato da quello che vedo o leggo. Deve esserci sempre una componente “scandalosa”. Odio la banalità e la ripetitività delle cose; mi manca uno come Pasolini, oggi giorno, che la pensava più o meno così.

Davide Moscato_Mesmering
© Pietro “Pisa Fotografo” Gandolfo

La nostra rivista, come sai, è dedicata al bello e a tutto ciò che da significato alla vita. Raccontiamo di artisti e di personalità affinché si possa essere ispirati a ricercare il Sublime che c’è nella vita.
Cos’è per te il Sublime?
In altri tempi, anni fa, avrei risposto a questa domanda cercando cose più sofisticate  e magari citando lo Zarathustra di Nietzsche. Oggi invece ti dico che non c’è nulla di più sublime degli occhi sorridenti di mia figlia di un anno. Mi basta portarla su un dondolo e vederla sorpresa e divertita; questo per me è sublime.

Prima di salutarci, hai qualche info sui tuoi prossimi progetti?
Al momento mi interessa continuare a suonare dal vivo e ho fiducia che il mio nuovo singolo, L’Inizio dell’Ultimo Quarto, lo sentirete in diverse radio italiane e straniere.

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