Maestra dell’architettura e del design italiano è l’ideatrice della valigia con le ruote e delle case ispirate ai teatri greci. Il suo modo di lavorare dimostra come la ricerca della bellezza che un’artista vuole trasmettere non serve a nulla se non tiene conto delle emozioni, dei desideri e dei bisogni delle persone.
Chi è Cini Boeri
Il nome di battesimo di Cini Boeri è Maria Cristina Mariani Dameno, ma i suoi fratelli maggiori la chiamavano “picinin”, un vezzeggiativo milanese per indicare “piccina”, dal quale deriva la scelta del nome d’arte “Cini”.
Cini Boeri è stata una protagonista del design e dell’architettura italiana del’900 oltre che una delle pochissime figure femminili, insieme a Gae Aulenti, ad ottenere un riconoscimento per aver contribuito in modo significativo al mondo della progettazione.
“Può non essere facile, ma un progetto tende sempre a proporre il nuovo e se questo nuovo è buono ed equivale al desiderato esso può produrre gioia.”
Cini Boeri. Qualche cenno biografico
Cini Boeri nasce a Milano nel 1924, cresce negli anni della guerra e, per evitare i bombardamenti, insieme alla famiglia si trasferisce a Gignese, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, luogo in cui molti milanesi erano sfollati; aderisce lei stessa alla Resistenza come staffetta.
“Con le altre ragazze sfollate aiutavamo i partigiani nascondendoli nelle nostre case quando c’erano dei rastrellamenti. Ricordo anche che aspettavamo i “lanci” degli americani che ci rifornivano di armi e di provviste. E con la tela rossa di uno di quei paracaduti mi feci persino un vestito. Tra le cose più rischiose che facevamo c’era anche trasportare le bombe a mano nella borsa della spesa. Credo che in quel periodo si formò la mia coscienza, fatta di valori liberali e democratici.” Cini Boeri.
In questo periodo conosce Renato Boeri, partigiano e studente di medicina, da cui avrà tre figli: il giornalista Sandro, l’economista Tito e l’architetto Stefano (ideatore del Bosco verticale di Milano), oggi tre grandi figure del panorama moderno.
Finita la guerra Cini Boeri rientra a Milano e si iscrive al Politecnico, conseguendo la laurea in Architettura nel 1951.
Cini Boeri. Gli anni scoraggianti della gavetta e il panorama maschilista dominante
Cini Boeri dimostra subito di essere una persona determinata a realizzare il suo sogno professionale, spinta anche dalla consapevolezza e dal desiderio di poter contribuire al miglioramento del mondo.
“L’architettura è una scienza che si prende cura dell’umanità.”
La strada di Cini Boeri prosegue nonostante le difficoltà e l’ambiente maschilista del tempo, che dominava l’intero settore tanto da non chiamarla mai “Architetto” ma “Signora Boeri”.
Frasi scoraggianti da parte di colleghi uomini non mancavano:
“Il lavoro dell’Architetto è un lavoro duro, non femminile. Non mi pare che lei sia adatta. Ci ripensi.”
La prima gavetta di Cini Boeri si svolge nello studio del maestro Giò Ponti, il quale non si dimostra molto più clemente, ma le consiglia anzi di lasciar perdere la carriera di Architetto e di dedicarsi alla pittura o al disegno.
In questo periodo Cini Boeri ha però l’occasione di conoscere un grande artista, Lucio Fontana, con il quale instaura da subito una sincera amicizia, che le dà il sostegno necessario per proseguire nel mondo dell’architettura e del design.
Anche Marco Zanuso, un altro grande maestro dell’epoca, supporta Cini Boeri durante i successivi anni di pratica presso il suo studio.
Come Cini Boeri stessa dichiara, entrambe le esperienze con i grandi maestri sono state fondamentali per la propria formazione e per l’apprendimento del rigore professionale.
La donna progettista è così pronta a lasciare il nido e iniziare la sua carriera.
Cini Boeri decide quindi di aprire il suo studio in Piazza Sant’Ambrogio a Milano, la stessa zona in cui aveva abitato fin da bambina e nella quale suo padre era stato fabbriciere per la Basilica.
Cini Boeri. L’impegno e la missione del designer
“Progettare è una gioia ma anche un impegno, una grande responsabilità.”
Per Cini Boeri la gioia del progettare sta nel proporre il nuovo, crearlo con responsabilità e passione.
Il suo modo di lavorare dimostra come l’impegno deve sempre rispettare un’etica morale e intellettuale, e mette il focus su quanto sia importante comprendere i bisogni e i desideri delle persone.
“Mi hanno sempre interessato le persone e i loro comportamenti. Sono una grande osservatrice, quando progetto mi piace entrare in sintonia con i committenti e comprendere le loro necessità e desideri per cercare di fornirgli la migliore soluzione possibile.” Cini Boeri.
Il design non dev’essere un lusso riservato ai pochi ma aprirsi ed essere alla portata di molti.
Un esempio è il “Serpentone” di Cini Boeri, un divano che poteva essere comprato letteralmente “al metro” e poi arrotolato e srotolato a piacere in casa.
“Io un giorno provai a impacchettare un divano creando una specie di sacco a pelo.” Cini Boeri.
Per questo progetto Cini Boeri si ispira all’artista Christo, che aveva iniziato ad “impacchettare monumenti”.
Questa realizzazione rappresenta al massimo il lavoro di Cini Boeri: unire innovazione e tecnica in un monoblocco di schiuma poliuretanica, senza anima e senza rivestimenti, che le persone potevano inserire nei propri contesti come meglio desideravano.
Cini Boeri. I prodotti di design che hanno segnato un’epoca
Oltre alla serie di divani Strips, con la quale si è aggiudicata l’ambitissimo premio “Compasso d’oro” nel 1979, di Cini Boeri ricordiamo la seduta Ghost, che a mio parere rispecchia perfettamente le caratteristiche personali dell’autrice.
Si tratta di una sedia disegnata per Fiam nel 1987, realizzata da un’unica lastra di vetro incurvata. È interessante osservare come, partendo da un materiale molto fragile come il vetro, si possa invece esprime e realizzare solidità e fermezza.
Ricordiamo anche la valigia Partner del 1967, disegnata per Franzi: semplice ma geniale, è la prima valigia al mondo che introduce le rotelle per agevolare lo spostamento.
Cini Boeri. Le abitazioni e i loro interni
Anche in questo caso troviamo lo stesso interesse per i bisogni e desideri delle persone e l’impegno nel rispettare l’ambiente circostante.
I progetti delle abitazioni di Cini Boeri avevano l’obiettivo di creare un armonioso equilibrio tra lo spazio conviviale e lo spazio intimo e personale.
Racconta lei stessa in un’intervista di essersi ispirata ai caratteri strutturali che stanno alla base del teatro greco e di seguirne il concetto.
Al centro di questa tipologia di abitazione si trova il patio principale, dove si svolgono le rappresentazioni più importanti; da questo cuore si sviluppano poi le altre scene che valorizzano l’ambiente e che terminano nelle quinte, che hanno lo scopo di riparare dal vento e dalle altre intemperie.
Il patio principale accoglie quindi la zona centrale della condivisione e della convivialità, sempre protetta da zone riservate, come le quinte nel teatro, nelle quali rifugiarsi nel proprio intimo.
Come afferma Cini Boeri stessa, la sua casa “Bunker” alla Maddalena esprime al meglio questo concetto:
“Attorno al soggiorno e cucina comune si affacciano quattro stanze autonome, ognuna con il suo bagno e la sua uscita verso il mare, autonomia e socialità per scelta, non per imposizione.”
Cini Boeri. La grande lezione in eredità per tutti noi
Questa grande Maestra dell’architettura e del design italiano ci regala una grande verità: la ricerca della bellezza che un’artista vuole trasmettere non serve a nulla se non tiene conto dell’emozione e della centralità dell’uomo.
L’architettura e il design non devono essere solo oggetti o progetti belli, fini a loro stessi, ma devono entrare in relazione con l’uomo e con il mondo attorno lui, creando un’unica armonia, come in un’orchestra in cui tutti gli strumenti sono differenti ma che insieme formano una sinfonia.
“Il progettare non per se stessi ma per gli altri. Credo che l’architetto debba essere in grado di relazionarsi alla società nella quale vive, o meglio, alla società nella quale vorrebbe vivere: dovrebbe essere cosciente della politica, dell’economia e dell’ambiente e dello spazio in cui opera, essere sicuro delle proprie scelte in armonia con esse.” Cini Boeri.
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