Sublime non è grandezza, è intensità. Sublime non è altezza, è profondità. Sublime è la capacità di penetrare l’anima e farla vibrare di un suono pervasivo, totalizzante, che ti astrae da tutto il resto e, annullando per un istante ogni altra consapevole percezione, ti solleva, ti sublima.
Cos’è il Sublime
Non è turbamento, non è atterrimento, è trasporto verso un’emozione senza tempo perché subitanea, momentanea eppure percepita come eterna ed assoluta. Non importa il veicolo, non importa la forma: sublime è quell’emozione, muta ma eloquente, quel solo improvviso sentimento che si impone e fa tacere tutto.
Sublime è il cielo stellato sopra le cime delle Dolomiti, nella sua immensa interezza e nel magico chiarore di ogni singolo astro, fulgenti fiammelle lontane. Sublime è l’interno delle due basiliche di Assisi, la sacralità di quei colori che in silenzio sussurrano eternamente storie antiche. Sublime è il nero inatteso dei fiumi di Scozia, il rame delle sue felci, il chiarore perlaceo del suo cielo, colori sbagliati eppure così incomprensibilmente perfetti. Sublime è il suono di una lingua arcaica che ha ancora tanto da tramandare, del greco antico, del gaelico, della lingua dei Navajo, di parole che in troppi credono incomprensibili e che invece sono così colme di significato. Sublime è un canto sofferto, sanguinante, è ciò che prorompe dal petto di Sinead O’Connor, di Stevie Nicks, di chi sul palco ti dona tutto il proprio dolore e, senza mai negarlo, è infine in grado di consolarti.
Sublimi sono le parole di quei poeti che hanno saputo trasformare l’affanno in speranza, la macchia in bellezza.
Sublime è ciò che non si spiega ma, se lo si comprende, ci arricchisce e ci migliora.