La cover di “The man who sold the world” è come dovrebbe essere una fotografia: una finestra su un mondo che si vuole raccontare con la forza di una sola immagine. Da un quadro di Rossetti a uno di Berthe Morisot, passando per Tiziano e Manet, analizziamo simbolismi e riferimenti visivi della musica che omaggia l’arte.
Foto Copertina: © Keith McMillan, Copertina del disco “The man who sold the world”, David Bowie, 1970
La copertina di “The man who sold the world”, 1970
Dell’album si conoscono 4 differenti copertine. La più scandalosa, per l’epoca, era quella inglese, “man’s dress cover”, che ritraeva David Bowie in abiti femminili e lunghi capelli biondi, provocatoriamente sdraiato su di un lussurioso sofà. Fu il designer e stilista Michael Fish a ideare la copertina e a decidere quali abiti Bowie avrebbe dovuto indossare per promuovere il suo primo tour negli States.
Fu un celebre ritratto di Jane Morris, realizzato 100 anni prima dal pittore e poeta londinese, fondatore del movimento artistico dei Preraffaelliti, Dante Gabriele Rossetti, ad ispirare la cover del celebre vinile.
La posa è la stessa, così come i capelli che morbidamente ricadono sulle spalle, l’abito lungo che avvolge un corpo seducente abbandonato su di un avvolgente divano. Persino l’ombra proiettata dalla figura ha un che di provocante e sublime.
La posa in cui è ritratto il Duca Bianco ricorda la seducente visione femminile che molti artisti hanno immortalato nei loro dipinti:
“La Venere di Urbino”, Tiziano, 1538
Le similitudini tra il celebre dipinto del Rinascimento e la foto del Duca Bianco sono tante: la mano destra del soggetto, che strige pigramente un oggetto, rispettivamente, una carta da gioco e un piccolo mazzo di rose rosse. La tenda scura alle spalle del soggetto che separa la scena retrostante dal primo piano, il morbido sofà sul quale giace nuda la Venere è lo stesso di quello sul quale è sdraiato David. Entrambi volgono lo sguardo allo spettatore, sicuri della propria carica seduttiva. Mentre alle spalle della donna nuda si svolge una tranquilla scena domestica. Unica differenza, la bottiglia appoggiata sul tavolo alle spalle di Bowie e un sornione cane ai piedi della Venere, simbolo di una sfuggente fedeltà.
“Olympia”, Manet, 1863
La prima similitudine che balza agli occhi, osservando il quadro e la foto, è la componente floreale, presente nel mazzo di fiori consegnato a Olympia dalla governante e nell’abito indossato da David Bowie. Il separé scuro alle spalle di entrambi i soggetti è lo stesso, così come il morbido sofà sul quale adagiare il seducente corpo inerme.
“Giovane donna in grigio”, Berthe Morisot, 1879
Fu una delle più interessanti pittrici impressioniste a dipingere questo quadro dove i colori tenui degli azzurri e dei beige ricordano la fotografia della cover di Bowie, oltre, naturalmente, al sofà e allo sfondo che, come le quinte di un teatro, separa i piani in cui è morbidamente sdraiato il soggetto.
Luca Giannola
Bellissimo articolo, molto interessanti le analogie! Un grande stimolo per osservare e mettere a confronto arte classica, moda e fotografia!
Loredana
Grazie Luca, ricevere un tale commento da un grande professionista come te è un onore…
salvo saia
Una vera e propria lezione di storia dell’arte: grazie.
loredana
Ti ringrazio per il commento e soprattutto per avere letto l’articolo, uno stimolo e un onore per me, grazie.