Cime Tempestose: il filo rosso tra Catherine e Heathcliff

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Cime Tempestose: il filo rosso tra Catherine e Heathcliff

Dalla fredda brughiera dello Yorkshire nasce la storia dell’unico romanzo di Emily Brontë. Amore, morte e destino litigano furiosi, ululando alla Luna, così come fa il vento in quella brughiera. Può esistere un happy ending? Rispondono le 3 Moire e Platone.

Catherine e Heathcliff, anime inquiete di Cime Tempestose

Il più delle volte siamo alla ricerca di qualcosa di semplice, dalla facile comprensione.
Qualcosa che non debba essere scalfito per arrivare in profondità e che ci dia leggerezza.
Il più delle volte cerchiamo solo pace, quell’assenza, anche solo momentanea, di dolore fisico o morale, quella tranquillità o serenità spirituale o anche solo di calma diffusa e riposante.

Ma come fanno gli spiriti inquieti e le anime tormentate a trovare la pace?
Come fanno a lasciar andare quel vorace malessere che le circonda, le attanaglia e le spinge oltre l’orlo del baratro?

Ci sono luoghi, punti di arrivo, da cui nessun’anima può tornare indietro.
Ed è proprio da qui che inizia la storia di Catherine e Heathcliff di Cime Tempestose.

Cime Tempestose è l’essenza del vento

È la fine del Settecento. Siamo nelle desolate brughiere dello Yorkshire, una terra ostile, aspra, monotona, fatta di gelide paludi d’inverno e di colline perennemente battute dai freddi e frusciati venti del nord. È un affresco quello in cui ci introduce Emily Brontë e, man mano che si entra nel vivo del tormento, ogni singolo dettaglio viene descritto e rappresentato sempre meglio. Sembra di sentire la pioggia battente che, come spilli acuminati, scende nelle ossa e gela il sangue bloccando qualsiasi sentimento ed emozione, tanto che l’unica cosa che sembra di sentire è sempre e solo l’ululare del vento nel cuore del nulla eterno.

© Frame tratto dal film Cime tempestose di Andrea Arnold

Cime Tempestose, i protagonisti dai volti umani

C’è lei, Catherine, la figlia del signor Earnshaw, padrone della fattoria chiamata Wuthering Heights. E c’è lui, Heathcliff, il trovatello dalla pelle olivastra che il signor Earnshaw ha incontrato nei bassifondi di Liverpool e ha portato con sé a casa, crescendolo come sangue del suo sangue.
Lei è una bambina terribile, scatenata, viziata, impudente.
Lui è un bambino rozzo, scontroso, ignorante, inquieto.
Ed ecco che la storia è servita.
C’è tutto quello che deve esserci ed è tutto nel posto giusto.
L’affetto tra i due non solo è reciproco, ma si trasforma in qualcosa di simbiotico, morboso. 
È un’affinità tra anime irrequiete che credono di avere come limite solo la brughiera ma che non hanno ancora fatto i conti con la realtà perché, anche in questo caso, un po’ come per l’infelice storia di Sydney Carton il destino è crudele.

Heathcliff, un pilastro battuto dal vento

Come potrebbe infatti, un orfano dalla pelle scura, essere l’uomo perfetto per la bella padrona di una casa rinomata dello Yorkshire?

Come potrebbe un ragazzo senza personalità, senza identità e senza futuro, legare a sé una ragazza che al mondo potrebbe chiedere di tutto?
Non può.
Heathcliff sa di amarla sopra ogni altra cosa al mondo. Sente quel sentimento profondo scavargli sempre più a fondo e spingerlo sempre più verso il baratro.
Ma, a catapultarlo in questo pozzo nero e oscuro è proprio lei, la sua Catherine: ha deciso di sposare un altro uomo, un essere scialbo e insignificante, ma di rango elevato. 
Il fatto è che, il discorso che Catherine sta facendo alla sua balia, Nelly, è un po’ più ampio di quello che Heathcliff sta ascoltando.

Non so come spiegarlo; ma certo anche tu sai che c’è, o dovrebbe esserci, una vita al di là di noi stessi. A che servirebbe l’avermi creata, se fossi tutta qui?
I miei più grandi dolori sono stati i dolori di Heathcliff, e tutti li ho conosciuti e provati fin dal principio; 
è lui la mia ragione di vita.
Se tutto il resto perisse, tranne lui, continuerei a esistere; e se tutto il resto rimanesse, e lui fosse annientato, l’universo mi sarebbe estraneo. Non ne farei più parte.

Heathcliff però ormai è scappato, è andato via senza ascoltare la promessa che sa di eternità e senza neanche immaginare che, per lei, lui sarà sempre l’amore della sua vita.

Il mio amore per Heathcliff somiglia alle rocce eterne sotto di noi, una sorgente di gioia poco visibile ma necessaria. 
Nelly, io sono Heathcliff.

© Frame tratto dal film Cime tempestose di Andrea Arnold

Cime tempestose è una storia di classe

Cathy è devastata e in preda ai deliri: Heathcliff è sparito, per sempre.
È scappato dopo aver sentito una frase, anche incompleta:

Oggi sposare Heathcliff sarebbe degradante per me, e dunque lui non saprà mai quanto lo amo: e non perché sia bello, Nelly, ma perché lui è me più di quanto lo sia io.
Di qualunque cosa sono fatte le nostre anime,
la sua e la mia sono uguali.

È scappato dopo aver sentito il termine degradante.
In questo caso specifico, la traduzione rende perfettamente l’idea: la piccola e viziata Catherine, vivrebbe su un gradino più basso rispetto alle sue aspettative di vita sposando Heathcliff.
Siamo sempre lì: è sempre una storia di classe.

La paura dell’amore muove i fili di Cime Tempestose

Il fatto però, è che la storia non finisce qui. Eh no, perché lui, Heathcliff è un uomo allucinato, diabolico, vendicativo e impiega appena 3 anni per tornare a casa.
Solo che la vita di Cathy è cambiata. È sposata, ha recuperato la serenità ed è in dolce attesa. Lei però resta ribelle e fedele a lui e al suo spirito fino alla morte.
Sono inquieti i nostri protagonisti. 
Sono furiosi, iracondi e fragili.
Una fragilità che deriva dall’insicurezza e dalla paura: amare non è per tutti.
Amare è una scelta, un atto di coraggio se vogliamo. E per farlo devi essere in grado di metterti in gioco, di scendere a compromessi e di entrare nell’animo dell’altro nello stesso modo in cui tu vorresti che l’altro entrasse in te. 
Sei pronto a fare questo passo?
La vera verità è che dopo così tanti anni passati circondato solo dal vuoto, dalla solitudine e dall’abbandono, Heathcliff non è pronto. E non lo sarà mai.

Cime Tempestose è destino e morte di un amore

Non potrà esserlo perché il destino in questa vicenda soffia con la stessa intensità del vento nella brughiera. Soffia così forte da portar via con sé Cathy due ore dopo aver partorito la sua bambina.
Non c’è una seconda possibilità o redenzione o speranza.
Non c’è niente.
C’è solo la morte.
Ed ecco che ancora più furioso e carico d’odio, Heathcliff fa la sua scelta, invocando su se stesso la più terribile e la più dolce delle maledizioni.

Ecco la mia preghiera, e la ripeterò fino a che non
mi paralizzi la lingua: 
Catherine Earnshaw, possa tu non avere riposo, mai, fino a che io sarò vivo.
Hai detto che ti ho uccisa, e dunque che il tuo fantasma mi perseguiti. Le vittime devono perseguitare i loro carnefici. Credo… so di spettri che hanno vagato sulla terra. 
Resta sempre con me, prendi qualunque forma, fammi impazzire! Ma non lasciarmi in questo abisso dove non posso trovarti.
Oh, Dio, è intollerabile! 
Non posso vivere senza la mia vita, non posso vivere senza la mia anima.

© Frame tratto dal film Cime tempestose di Andrea Arnold

La leggenda del Filo Rosso

Catherine e Heathcliff sono irrimediabilmente legati, come da un filo. Esiste una leggenda giapponese, la leggenda del Filo Rosso. La storia è più o meno questa.

Un uomo, Wei, desidera ardentemente sposarsi e avere una grande famiglia perché orfano e solo da sempre. Il problema è che non ha mai trovato la sua anima gemella. Durante uno dei suoi viaggi, incontra sui gradini di un tempio un anziano, appoggiato a un enorme sacco intento a sfogliare un libro. È il Dio dei matrimoni e quel sacco contiene il filo rosso che lega per sempre marito e moglie. 

È un filo invisibile agli uomini, lunghissimo e indistruttibile, impossibile da tagliare, motivo per cui le anime sono destinate a trovarsi. Interpellato da Wei, il Dio gli comunica che sua moglie è ancora una bimba e che avrebbe dovuto attendere altri 14 anni prima di conoscerla. Per uno che sta cercando la compagna di vita da sempre, pensare di aspettare così tanto è quasi impossibile e per questo Wei ordina a un suo servo di uccidere quella bambina. Il problema è che la bambina non muore, resta solo ferita sulla fronte. Il fatto però è che, nonostante questo, solo 14 anni dopo finalmente, riesce a conoscere la sua anima gemella ed è proprio quella che quel Dio gli aveva preannunciato e che lui non era riuscito a uccidere. 

Qual è l’happy ending in Cime Tempestose?

Questo ovviamente non può essere un happy ending, perché Wei, così come Heathcliff, è disposto a tutto, anche a fare del male, a uccidere la propria anima gemella, per ottenere quello che vuole, come lo desidera lui.

È terribile quello che può far fare alla gente il destino.

© Frame tratto dal film Hercules_Disney

Del resto, se ci pensi, nell’antica Grecia, il destino era costituito da tre donne, le tre Moire, o Parche se preferisci. Per ogni mortale, regolavano la giusta durata della vita dalla nascita alla morte, con l’aiuto di un filo che una filava, la seconda avvolgeva e la terza tagliava. 
Ed è per questo che il Destino veniva assimilato a un demone.

Un demone che per Platone era è un compagno di viaggio. Secondo il filosofo, l’anima, prima di incarnarsi, sceglie il percorso di vita da compiere ricevendo un dáimōn come compagno, incaricato di determinare le circostanze e le azioni di questa scelta. È lui che governa la vita di ogni uomo, ma le sue azioni sono la conseguenza di una scelta dell’individuo stesso e, in un certo senso, potrebbe rappresentarne l’interiorità, la parte migliore di noi, il nostro vero e più profondo io.

Io sono Heathcliff.

È questo quello che dice Catherine all’inizio della storia.
Non è sublime tutto questo?
Il filo, il legame, c’è. È indissolubile e visibile. A tutti. 
Ma in questo caso, il Destino assume davvero le fattezze di un demone, tanto che, per queste due anime sciagurate, è possibile rincontrarsi e ricongiungersi solo nel vento.

E mi chiesi come chiunque potesse mai immaginare sonni inquieti per coloro che riposavano in quella terra quieta

Questa storia potrebbe essere la tua.
Questa storia è per chi vive nel tormento, ogni singolo giorno.
Questa storia è per chi ha fatto degli sbagli, tanti, e non sa come tornare indietro.
Questa storia è per chi non ha mai avuto seconde occasioni e mai le avrà.
Questa storia è per chi, il significato della parola pace, riesce a trovarla solo sul dizionario.
Questa storia è per chi, ogni giorno, sente il vento gelido sferzargli il volto.
E ancora non ha capito come ripararsi.

Dedicato all’amore che crediamo di non meritare.
E che forse non vivremo mai

EDIZIONE DI RIFERIMENTO
* Emily Brontë, Cime Tempestose, Firenze, Giunti Editore, 2008

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