Dalla benedizione di Coco Chanel al sodalizio, dentro e fuori lo schermo, con Godard. Con il suo talento e la sua bellezza, tanto reale quanto innovativa e inconsueta, ha influenzato moda e musica. Arte, cinema e rivoluzione nella Parigi degli anni 60.
Anna Karina prima della Nouvelle Vague: l’arrivo a Parigi e l’incontro con Coco Chanel
Hanna Karin Blarke Bayer, giovane ragazza di origini danesi, arriva a Parigi nel 1958, nel periodo in cui la città è al massimo delle sue potenzialità. Riconosciuta come la capitale della moda e del cinema, grandi artisti cinefili del calibro di Godard, Truffaut e Rohmer lottavano artisticamente per intraprendere una rivoluzione culturale che sapeva di libertà e di cambiamento.
Ed è proprio nella città più affascinante e misteriosa d’Europa, che un giorno una signora elegante di nome Coco Chanel le disse che lei sarebbe stata Anna Karina: quello che poi sarebbe diventato lo pseudonimo che l’avrebbe accompagnata per il resto della vita.
Comincia così la sua carriera come modella. Con il suo fascino riservato e magnetico viene subito notata in uno spot pubblicitario da Jean-Luc Godard, che al tempo era solo un critico cinematografico per i Cahiers du cinéma, ma che poi diventerà il grande regista di fama mondiale di cui la stessa Anna Karina si innamorerà, diventando al tempo stesso sua moglie nella vita personale e la sua musa dal punto di vista artistico.
Anna Karina e Nouvelle Vague. Il sodalizio con Jean-Luc Godard: dal cinema alla vita
La sua carriera nel mondo del cinema parte con un ruolo rifiutato nel film Fino all’ultimo respiro, a causa di una scena di nudo che all’attrice proprio non va giù. Ma Godard non si dà per vinto e nel 1960 le offre un altro ruolo in un film decisamente più politico: Le petit soldat.
L’anno dopo reciterà, invece, in La donna è donna. Nello stesso anno, Anna e Godard si innamorano e si sposano, per poi divorziare nel 1968.
Anna Karina ricorda gli anni con Godard come i più belli della sua vita, culturalmente stimolanti ed emotivamente forti, ma allo stesso tempo descrive la loro come una relazione complessa che oscillava tra complicità e ostilità sia nel rapporto coniugale che in quello professionale.
Anna Karina: la nascita dei personaggi-icone della Nouvelle Vague
Marito e moglie, musa e regista, passano ore e ore a creare i personaggi e a farli vivere. Ed è proprio così, tra le mura della loro casa, che le icone della Nouvelle Vague prendono forma; quei personaggi che Anna Karina ha reso parte di sé, diventando ai nostri occhi un po’ ognuno di loro.
Da Odile, in Bande à part, e a Nana, in Vivre sa vie, fino ad Angèla, in La donna è donna e a Marianne, in Il Bandito delle ore 11.
Raccontando la società del tempo, ripresa dopo ripresa, storia dopo storia, il cinema di Anna Karina e Godard che traspare è caratterizzato dai toni moralistici e dalle tematiche universali, e viene considerato dall’opinione pubblica quanto di più distante da una forma d’arte: “lo splendore del vero”, per citare lo stesso Godard.
Anna Karina e Nouvelle Vague: la sua influenza sulla musica e sulla moda
Anna Karina ha avuto un impatto altrettanto duraturo sul mondo della moda.
Il suo stile fresco e tipicamente francese ha influenzato a ondate la cultura pop fino ai giorni nostri.
Dalle copertine dei dischi della band Nouvelle Vague, fino a un gruppo rock italiano che decise di chiamarsi The death of Anna Karina.
Ma la sua influenza non si esaurisce nel circuito cinematografico e musicale. Nel 2008 Agnes B. disegna infatti un’intera collezione ispirandosi ai suoi film, fatta interamente di golfini di lana, kilt scozzesi e abiti pastello. Mentre il brand americano Band of Outsiders sceglie il proprio nome traducendo il titolo inglese del film Bande à part, girato da Godard nel 1964.
Insomma, un personaggio poliedrico, capace di raccontare la storia del cinema e di una società intera attraverso il suo sguardo dolce e malinconico, facendosi portavoce di un modo di fare cinema diretto, spontaneo e immediato; in una parola, vero.
Anna Karina: Vivre sa Vie
Sono rimasta affascinata da Anna Karina quando l’ho vista per la prima volta nel film Vivre sa Vie, diretto da Jean-Luc Godard, nel quale vediamo l’attrice nelle vesti di una giovane protagonista dallo sguardo magnetico, di nome Nana. Nel film sono presenti molte riprese in primo piano, nelle quali è possibile notare lo sguardo malinconico e languido dell’attrice.
Da subito Anna mi guarda dritta negli occhi e con dolcezza riesce a tenermi incollata allo schermo, prendendomi per mano e accompagnandomi alla scoperta di un mondo in cui la quotidianità viene raccontata in bianco e nero e tutto assume un fascino nostalgico di una dolce e pacata tristezza.
Dell’attrice mi colpisce la naturalezza dei gesti, quella bellezza così reale da risultare innovativa e inconsueta. I suoi modi lenti e delicati mi hanno conquistata dalla prima ripresa.
Una donna dal fascino solitario e silenzioso che con discrezione riesce a farsi spazio nei cuori degli spettatori, creando una fascinazione indelebile e facendoli immergere nel suo mondo fatto di arte, cinema e rivoluzione.
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