Love: Gaspar Noè

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Love: Gaspar Noè

Il film capolavoro e scandalo racconta, in un’estetica al neon, quell’amore carnale e così intrinsecamente reale. Come se tutti noi fossimo i protagonisti sfortunati di una vicenda talmente drammatica da trasudare realismo da ovunque la si guardi.

“Vivi come non lo siamo mai stati. Vivi come forse non saremo mai?”

Un titolo semplice, a tratti lapidario, che a molti potrà ricordare la banalità frivola e disimpegnata di quelle commedie americane un po’ di dubbio gusto.

Love è contraddizione. Quella che c’è in ognuno di noi. È viscerale, come l’impulso più profondamente radicato. Prorompente, come l’emozione più inaspettata.

Esprime ogni cosa, anche il pensiero più recondito, con la chiarezza più limpida e sostanziale che un’immagine possa raggiungere. Ci sono pensieri che spesso non possiamo decodificare. Forse perché non possediamo i mezzi necessari per poterlo fare o semplicemente perché la nostra forza di volontà in quel momento è tutto tranne che forte. 

Love, Gaspar Noè, min. 20.26:

“Love è intenso, ma non è forte.
Murphy non è forte.
Elettra non è forte.
E nemmeno il loro amore lo è.
Ogni cosa si fa struggente.” 

Parliamo di apoteosi e in un certo senso di glorificazione dello stesso concetto di amore, al punto tale che ogni parvenza di realtà comincia improvvisamente a venire meno, lasciando sempre più spazio a un modo di percepire quel fantomatico amore come un’ossessione. Un’ossessione di quelle che non ti danno pace, ti sembrano giustificabili sotto ogni tipo di prospettiva, ma la realtà dei fatti è una e una soltanto: ovvero, che il più delle volte un’ossessione uccide qualsiasi tipo di soggettività naturale e spontanea. E lo fa immediatamente, quando meno ce lo aspettiamo. 

Noè ci fa respirare quell’amore carnale e così intrinsecamente reale in ogni istante, ogni scena del film, ogni suo dialogo. Ce lo fa vivere come se, alla fine dei conti, tutti noi fossimo i protagonisti sfortunati di una vicenda talmente drammatica da trasudare realismo da ovunque la si guardi.
Ne abbiamo bisogno come l’aria alle volte, perché è forse l’unica sensazione in grado di farci sentire puramente e realmente vivi.

Love, Gaspar Noè, min. 1.07.34:

“Vivi come non lo siamo mai stati. Vivi come forse non saremo mai?” 

Ecco che quell’amore inizia piano piano a tramutarsi in qualcosa di più. Qualcosa che nessuno è in grado di spiegare. È tutto così dannatamente realistico, credetemi.

Nel frattempo riesco a sentire quella sensazione di dolore che non ti fa dormire la notte. Ma non quella sorta di distacco emotivo che sembra colpirci ogni volta come conseguenza inevitabile e scontata di un evento a cui non riusciamo mai ad abituarci. No, è quando senti male allo stomaco. Quando ti martella la testa e inizi a sentire uno strano formicolio all’estremità degli arti. È in quel momento che capisci che il tuo fisico soffre con te. Forse perché l’evento in questione è talmente significativo che la sola mente non riuscirebbe a sopportarne l’entità della perdita; come se ogni volta avesse un disperato bisogno di aiuto per rammentarci in modo talmente assiduo e pungente che la nostra vita non sarà più la stessa. Qualcosa cambierà e dovrai fartene una ragione.

Love, Gaspar Noè, min. 1.55.50:

Una volta una persona mi ha detto: “tra il dire e il fare
ci sei di mezzo solo tu”. 

Ecco che tutto d’un tratto tutto è come il più brutto dei risvegli. Niente è importante. Mi dimentico persino di dimenticare. Rimane il dolce e amaro ricordo di qualcosa che non so più spiegare. Non voglio più spiegare.

Titoli di coda. 

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