Con richiami alla pittura preraffaellita e omaggi all’autodeterminazione dei testi di Virgina Woolf, il lavoro di Giulia Rosada racconta come si possano esorcizzare ansia e demoni attraverso il simbolismo e la fotografia.
Chi è Giulia Rosada
Giulia Rosada è un’artista veneziana. Inizia a pensare alla fotografia da bambina, con una fotocamera analogica, senza rullino, tra le mani, che la fa volare con la fantasia, immaginando momenti ed emozioni che avrebbe potuto raccontare.
Nel frattempo si diploma al Liceo Artistico: lo studio dell’arte l’aiuta a sviluppare e comprendere la tecnica e la luce, ma anche quanto il simbolismo dia forza alle immagini.
Nel 2009 compra la sua prima reflex digitale e inizia la sperimentazione, approcciandosi in particolar modo all’autoritratto concettuale, genere che le accompagna per quasi tutta la sua vita e che le permette di esorcizzare ansia e paure.
Giulia Rosada secondo la Biennale della Fotografia Femminile
“La serie di autoritratti di Giulia Rosada, che riflette l’intenzione di svelare i molteplici aspetti del femminile, colpisce per l’implicito richiamo alla pittura preraffaellita da un lato, e dall’altro perché attinge ad un mondo letterario di autodeterminazione (l’universo Brönte, Virginia Woolf, Jane Austen, che l’autrice rielabora in chiave personale, contemporanea e inedita.”
La giuria dei lettori portfolio BFF2024: Federica Berzioli, Newsha Tavakolian, Alessia Paladini, Benedetta Donato, Riccardo Bononi.
Giulia Rosada secondo Giulia Rosada
“Il mio lavoro è un modo per esprimere i miei sentimenti e lasciarli fluire fuori dalla mia testa, utilizzando il medium fotografico come una connessione tra me stessa e il mondo al di fuori di me.
Nella fotografia trovo un luogo sicuro nel quale posso dare vita e miei sogni ad occhi aperti, creando una Comfort Zone dove le mie ansie non sono ammesse.
Ogni fotografia che creo è autobiografica, nessuna è priva di significato. Provo sia ad esorcizzare le mie paure, sia a far sentire alle persone con gli stessi demoni che non sono sole.
Voglio creare qualcosa che elevi le persone nonostante il buio intorno a loro.
La fotocamera è la mia arma preferita, ma la mia immaginazione è quello che realmente guida la mia mano nella fotografia, dandomi la possibilità do modellare quello che vedo intorno a me in qualcosa di più familiare, anche grazie al processo di post-produzione, che trasforma i miei autoritratti in un mondo fantastico.
La mia relazione con la fotografia vive tra alti e bassi, vivendo momenti intensi, o non vivendoli per nulla.
Nonostante ogni malinteso, adesso so che la fotografia sarà sempre un amica fidata, e qualcosa sulla quale potrò sempre contare”.
Cos’è il Sublime per Giulia Rosada?
“Il sublime per me è vivere la vita rimanendo fedeli a se stessi, camminare a testa alta, inseguire i propri sogni.”