Jim Morrison: il vero significato di “The End” tra complesso di Edipo e miti egizi

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Jim Morrison: il vero significato di “The End” tra complesso di Edipo e miti egizi

Perché il brano-poesia dei The Doors non è una canzone di morte. I celebri 12 minuti spiegati attraverso l’Edipo Re di Sofocle, Freud, l’urlo di Munch, il mito della barca dei faraoni egizi, il padre di Jim Morrison e quella volta che la band è stata cacciata dal locale Whisky-A-Go-Go Club a Hollywood.

“This is the end Beautiful friend
This is the end
My only friend, the end…”

Chi non si é sentito fremere nello spirito o indotto a riflettere sul proprio destino incerto ascoltando uno dei pezzi musicali entrati a pieno titolo nell’Olimpo del Rock?

Non tutti però sanno che in “The End” Jim Morrison e The Doors hanno nascosto significati profondi, controversi e introspettivi, oltre a misteriosi messaggi subliminali che la band ha voluto diffondere celandoli tra le note musicali.

Come in un anatema, il brano sembra ricordarci che prima o poi verrà la fine per tutti noi, così come per un attore é inevitabile l’uscita di scena alla fine dello spettacolo, ma “The End” non é affatto una canzone di morte, come potrebbe sembrare.

jim morrison ritratto

“The End”: storia e vero significato dei 12 minuti di Jim Morrison e The Doors

Registrata nell’agosto del 1966 e pubblicata per la prima volta il 4 gennaio del ‘67 come brano conclusivo dell’album di debutto “The Doors”, Jim Morrison dedicò “The end” a Mary Werbelow, la sua musa ispiratrice, che lo seguì per amore dalla Florida alla West Coast.

Ma “The End” non era una romantica canzone d’amore, quanto piuttosto uno di quei brani visionari destinati a mutare nel corso del tempo.
Un celebre locale di Hollywood, Whisky-A-Go-Go Club, ingaggiò i Doors perché si esibissero in alcuni concerti: “The End” era il pezzo che concludeva tutte le loro esibizioni … la mutazione ipnotica del brano era iniziata!

Jim Morrison The end complesso edipo

Con il passare del tempo, “The End” divenne il pezzo iconico delle performance dei “The Doors”, arrivando a durare fino a 12 minuti.
Dopo 2 anni dalla sua pubblicazione, “The End” era entrata in circolo nelle vene di Jim Morrison e lui stesso scrisse del brano:
“Ogni volta che ascolto quella canzone, per me assume un significato diverso. È nata come una semplice canzone d’addio (…) probabilmente era rivolta solo a una ragazza, ma mi rendo conto che potrebbe essere interpretata anche come l’addio all’infanzia in un certo senso. Non saprei davvero. Penso sia sufficientemente complessa e universale nel suo immaginario, al punto che potrebbe essere interpretata in qualsiasi modo vogliate”.

“The End”: Jim Morrison, The Doors e il complesso di Edipo dietro al testo, tra Sofocle e Sigmund Freud

Ma dove si cela la componente edipica in “The End”?
Eterna tragedia di Edipo Re, cantata da Sofocle, nascosta tra le note dello spartito dei The Doors e incisa nell’inconscio collettivo dell’umanità per sempre, narra di un bambino, Edipo, abbandonato dalla madre al momento della nascita e destinato a crescere inconsapevole delle proprie origini familiari.
Vittima di un destino avverso e della casualità, arriverà ad uccidere il padre e a sposare la madre; sarà Sigmund Freud a teorizzare il Complesso di Edipo per spiegare quella condizione psicologica che scaturisce dall’inconscio infantile come una latente gelosia tra padre/figlio nei confronti della moglie/madre.

Jim Morrison fece propria la teoria freudiana per lanciare il suo grido edipico: come nel dipinto di Munch, il suo urlo allucinogeno si libra nello spazio prendendo forma tra le note della canzone.

Originariamente, la strofa “edipica” non appariva nel testo di “The End dei The Doors, perché nacque casualmente durante un concerto live nel Whisky-A-Go-Go Club, durante il quale Jim Morrison sorprese il suo pubblico intonando improvvisati versi non inseriti in scaletta:

“Father I Want to kill you, mother, I want to fuck you!”.

La crudezza di quelle parole pronunciate al microfono andava ben oltre l’effetto scandalo che causò l’allontanamento della band dal locale.

Jim Morrison, che ammirava Sofocle e leggeva Nietzsche, considerava Edipo “il tipo di uomo nobile che, nonostante la saggezza é destinato all’orrore e alla sofferenza, ma che tuttavia, con le sue straordinarie sofferenze, esercita alla fine un fascino magico e benefico su tutti coloro che lo circondano, fascino che continua anche dopo la sua morte”.

the end jim morrison the doors copertina album

“The End”: Jim Morrison e il rapporto con il padre all’origine del celebre testo, tra rigidità militare e libertà hippie

Jim Morrison raccontava agli amici raccontava di essere orfano, in quanto non riuscì mai ad accettare la figura di quel militare rigido e inflessibile che era suo padre, soprattutto in quell’America degli anni ‘60 che celebrava l’amore libero, in pieno clima hippie.
The End” é un brano ipnotico che travolge con il suo ritmo allucinogeno fino a condurre ad uno stato di eterna solitudine immaginifica. É il lamento dell’abbandono alla “fine”; Jim Morrison si lascia condurre oltre la porta dell’inconscio, per attraversarla superando l’irrisolto dilemma tra sentimento e libertà, tra certezze ed enigmi, fino ad entrare in quel cono d’ombra che lo costringerà ad una perpetua fuga senza meta.

Jim Morrison con cinepresa

Era il 1999 quando il tecnico-fonico Bruce Botnik decise di introdurre di nuovo la parte vocale censurata “F**k” nella strofa finale del brano, consacrando “The End” a poesia carica di codici simbolici nascosti ai quali chiunque può attribuire il significato che crede.

“The End”: dal mito di Edipo alla barca dei faraoni egizi verso l’eternità

E il mito egizio? Come si combina con i versi di “The End”?

Il tastierista della band, Ray Manzarek, dichiaró che il celebre “blue bus” menzionato nel testo, é stato interpretato come il mezzo tramite il quale evadere dalla realtà e rappresenterebbe qualcosa che ha a che fare con il mito egizio:
“É la versione di Jim della barca solare degli antichi egizi, é la barca a bordo della quale i faraoni e chiunque altro attraversavano l’infinito e l’eternità. Per me, il blue bus era il mezzo con cui tutti noi avremmo intrapreso il viaggio verso posti magici” (…)

nave egizia faraoni geroglifico
Jim Morrison e i Doors ritratto

Comments (5)

    • Ti ringrazio per il tuo commento, è stato interessante per me scoprire che un pezzo storico della musica della mia giovinezza in realtà celava significati profondi inaspettati, sono sempre stata convinta che THE END fosse un inno alla fine di ogni cosa, invece, è l’inizio della vita. Grazie

  • Bellissimo articolo, mi ha permesso di conoscere aspetti profondi di una band che ho apprezzato da adolescente e che mi ha sempre intrigato nella melodia e nei testi, ma ammetto che il testo The End non lo conoscevo. Grazie per questo approfondimento e per le riflessioni condivise.

    • Grazie del commento, a volte, siamo imprigionat* in stereotipi e percezioni distorte di ciò che abbiamo davanti a noi… è necessario andare oltre le porte del vedere…i Doors ci hanno indicato la via con uno dei loro pezzi più iconici.

  • Massimo Falchetta

    Come regolarmente avviene nelle opere d’arte, il significato è multiforme. Un’opera d’arte, al contrario di un’opera tecnica (di ingegneria) mantiene aspetti non esplicitati in modo incontrovertibile. La comunicazione tecnica deve essere incontrovertibile, a prova di errore di interpretazione, per motivi di sicurezza e di efficacia. L’Opera d’arte invece crea un ponte fra il creatore e il fruitore, in ciò sta il suo fascino. Entrambi possono interpretare l’opera sulla base della esperienza soggettiva e anche del momento, cioè dell’esperienza individuale e temporale (dell’evoluzione individuale). Difficilmente infatti gli artisti “spiegano” le proprie opere, e se lo fanno a volte mentono. .

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