Tra le prime corrispondenti di guerra, storico volto Rai e icona dell’informazione, si è sempre posta l’obiettivo di testimoniare la verità, senza spettacolarizzare la notizia. Ritratto di una donna, madre, giornalista che, con talento e professionalità, si è fatta portavoce di storie umane, raccontando la guerra da un nuovo punto di vista.
Giovanna Botteri: una storia di professionalità, impegno e passione
Ancora oggi ricordo perfettamente un servizio di Giovanna Botteri, inviata Rai per il Tg3, che tra i boati dei bombardamenti documentava l’attacco aereo alla capitale irachena.
Mentre la guardavo e l’ascoltavo, da giovanissima donna che stava iniziando a cercare la propria strada e a creare la propria identità, pensavo a quanto, da donna adulta, avrei voluto avere quella capacità di vivere le esperienze con coraggio e passione.
Quando sei molto giovane tutto ti sembra fattibile, anche diventare una reporter in zone di guerra. Non sei pienamente consapevole di cosa possa significare non solo vivere lontano dai propri affetti, ma soprattutto in un contesto capace di mettere a dura prova.
Ti colpisce l’idea di toccare con mano realtà lontane e culturalmente differenti per recuperare e documentare notizie e storie, per dare voce a chi una voce non ha più.

La storia di Giovanna Botteri è fatta di professionalità, impegno e passione.
È la storia di una giornalista per vocazione; e se proprio non la si vuole definire in questi termini, non si può comunque negare che in lei ci sia stata, e ci sia ancora oggi, una forte motivazione di base.
La fatica, l’impegno, la determinazione e la costanza delineano la figura di Giovanna Botteri, una giornalista, ma prima di tutto di una donna. Agli occhi di una giovane che stava crescendo, quella giornalista, quella donna, rappresentava, per capacità e sensibilità, un esempio professionale e umano da seguire.
Giovanna Botteri: una carriera in prima linea
Classe 1957, dopo la laurea con lode in Filosofia, il dottorato conseguito alla Sorbona e le esperienze collaborative con riviste e quotidiani, Giovanna Botteri approda alla Rai.
Proprio lei che, figlia del giornalista Guido Botteri, non aveva programmato di seguire le orme del padre, anche per timore del confronto che ne sarebbe conseguito.
Invece Giovanna Botteri giornalista lo è diventata, anche grazie all’incontro decisivo con lo scrittore Danilo Kis, che voleva fortemente conoscere e che riuscì a intervistare. L’intervista venne pubblicata e fu l’inizio di una brillante carriera.
Fortemente voluta da Santoro nel programma Samarcanda, Giovanna Botteri sarà come inviata del Tg3 che seguirà i più importanti avvenimenti internazionali, conflitti compresi: dal crollo dell’Unione Sovietica all’assedio di Sarajevo, dal G8 del 2001 alla rivolta anti Assad, passando per il Kosovo, l’Afghanistan, l’Iraq. E poi il Libano, la Siria, la Turchia.

Giovanna Botteri: il racconto della guerra vista dagli occhi di una donna
Tra le prime donne reporter in zone di guerra, insieme all’amica e collega Ilaria Alpi, Giovanna Botteri sceglie di raccontare la guerra nella sua quotidianità, dando voce a chi la guerra la subisce in prima persona, ogni giorno, per anni.
Con empatia ed umiltà, Giovanna Botteri cambia la narrativa della guerra, portando alla luce un nuovo punto di vista sulle cose, quello dei civili che la subiscono. Prova e riesce ad avvicinarsi, capire e raccontare le storie di uomini, donne, bambini che vivono in Paesi dilaniati da conflitti laceranti e in realtà socioculturali profondamente differenti dalle nostre, ma che, in fondo, sono così simili a noi nei sogni e nelle speranze.
“Una donna racconta meglio la guerra?
Racconta cose diverse.
Gli uomini sono affascinati dalla strategia militare, dalle avanzate, dai calibri, dai carri armati. Il loro occhio va su altre cose perché la loro vita è diversa.
Noi pensiamo ai bambini, alla scuola, alla spesa, alla quotidianità.
La cosa che mi sconvolge di più della guerra è lo stravolgimento della vita di tutti i giorni. Andare in una casa e sentire una mamma che dice che la sera dà il valium ai bambini è scoordinare tutte le sicurezze che uno ha.”
L’Adige, intervista a Giovanna Botteri di Claudio Sabelli Fioretti, 2003
Giovanna Botteri e le storie umane
Le storie umane sono il contenuto dei servizi di Giovanna Botteri, servizi carichi di sensibilità e rispetto, servizi che raccontano storie di persone deboli e disarmate, con cui si ritrova a condividere situazioni estreme e di cui si fa portavoce, quasi come si facesse carico delle loro preoccupazioni e dei loro dolori per comunicarli al mondo, affinché tutti possano prendere coscienza di ciò che realmente accade, di cosa significa vivere in un Paese in guerra.
Raccontare è la parola chiave del modo di fare giornalismo di Giovanna Botteri; narrare, con un tocco umano, la realtà per permettere alla gente di sapere, di conoscere cosa succede dall’altra parte del mondo.

Giovanna Botteri: paura e coraggio, due facce della stessa medaglia
Informare per garantire il diritto alla verità, questo fa un buon giornalista, anche se talvolta risulta estremamente difficile e doloroso.
La difficoltà sta nel dover gestire la paura, ricordandosi che la paura aiuta ad essere prudenti, ma soprattutto nel doversi scontrare quotidianamente con ciò a cui la guerra ti espone, dalla fame alla morte.
Come si fa allora a sopportare nonostante il timore costante e il pesante senso di sconforto? Probabilmente ciò che spinge un corrispondente di guerra come Giovanna Botteri a non mollare è la responsabilità di fare bene il proprio lavoro, la volontà di portare alla luce la verità dei fatti.
Un senso di responsabilità che ha guidato la carriera giornalistica di Giovanna Botteri, a cui si sono aggiunte considerevoli dosi di competenza, determinazione e coraggio. Un coraggio che non ha dimostrato solo nell’affrontare con sicurezza e razionalità situazioni estremamente pericolose, ma nel non essersi preclusa la possibilità di affermarsi come donna e madre pur essendo sempre stata in prima linea per documentare in presa diretta, garantendo un’informazione onesta e realistica, figlia di un giornalismo impegnato e genuino.

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