Signore, in carrozza! L’equilibrio tra identità personale e ruoli sociali

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Signore, in carrozza! L’equilibrio tra identità personale e ruoli sociali

Un romanzo, scritto come una sceneggiatura teatrale, ci guida, con la passione di un’insolita storia d’amore, a porci interrogativi fondamentali. Siamo davvero liberi di essere ciò che desideriamo essere? O nascondiamo la nostra vera natura perché intimoriti da emarginazioni e discriminazioni? La risposta nelle scelte che facciamo.

Signore, in carrozza! – L’ambientazione 

Questa storia si svolge negli anni ’90 tra Milano e Firenze, le stazioni e i treni sono elementi ricorrenti, qui a ricordarci che la nostra vita è il viaggio; un viaggio fatto di arrivi e di partenze, di treni presi e altri mancati, così come le occasioni e gli incontri, un viaggio che terminerà il più delle volte senza preavviso o senza volerlo.

Proviamo quindi a percorrerlo, omaggiarlo e rispettarlo come il più importante dei regali ricevuti.

Signore, in carrozza! – I protagonisti

I protagonisti di questa storia non hanno nome, ci vengono presentati con il nome del ruolo ricoperto in questa commedia, espediente che ci permette di focalizzarci maggiormente su questo aspetto fondamentale; perché questa è una storia di classe, è una storia di ruoli, alcuni scelti e altri imposti dalla buona norma che la società stessa ci vorrebbe obbligare a seguire.
L’elemento che accomuna tutti protagonisti è Il Mantello: ognuno di loro né ha sempre uno indosso, ciascuno di un colore diverso. Il mantello è l’altro elemento costante insieme al ruolo ricoperto.

© Pablo Picasso L’uomo e la donna (1902)

Passiamo alle presentazioni:

  • L’AMICA: Vestita con un mantello verde
  • LA FIGLIA: Vestita con un mantello bianco
  • LA MADRE: Vestita con un mantello viola
  • IL MARITO: Vestito con un mantello nero
  • LA SIGNORA: Vestita con un mantello rosso
  • L’AMANTE: Vestita con un mantello marrone
  • L’AMICO: Vestito con un mantello blu 

Attenzione però: alcuni di loro, dopo avvenimenti decisivi che determinano una variazione del ruolo stabilito o mutazioni della personalità, cambiano il colore del mantello.

  • UNA FIGURA: Vestita con un mantello Arancione. È un fantasma, uno spettro che si rivela solo all’amica, e che in questa storia veste i panni del grillo parlante. Aiuta e fa riflettere l’amica sui propri pensieri, azioni e desideri.

Signore, in carrozza! – Una storia come tante

Milano. Classica famiglia borghese di stampo patriarcale.
Un uomo, che ricopre il ruolo di Capo famiglia; uomo in carriera, con annesse numerose e costanti trasferte di lavoro.
Una Donna, che veste i panni di madre e casalinga, cercando di riempire il vuoto lasciato o ampliato da una figlia ormai diventata grande, frequentando svariati corsi per occupare il tempo a disposizione.
Una Figlia, unica, che incarna il ruolo di ragazza e figlia modello, seguendo il percorso scelto per lei, frequentando la facoltà di Giurisprudenza per non deludere e infrangere il sogno che la sua famiglia ha costruito per lei.

A scuotere questo falso equilibrio ci penserà l’Amica della Figlia.

© Pablo Picasso, L’Étreinte (1901)

Una ragazza sveglia, indipendente, autonoma e appartenente a un altro tipo di estrazione sociale.
Attraverso gli incontri e la narrazione dell’amicizia tra le due ragazze impariamo a conoscere i protagonisti della commedia nella loro vera natura.

Veniamo letteralmente trascinati tra amori clandestini, nascita di passioni, tanto aspettate quanto temute, e storie extra coniugali.
Tutte accomunate dall’ipocrisia e dalla paura; paura di venire allo scoperti e di perdere i privilegi dettati dal favorevole stato sociale, oppure dal terrore della domanda: “Cosa penseranno gli altri?”
Ancora, la paura di accettare i propri desideri e bisogni.

Non vi anticipo nulla sull’andamento delle storie e sul loro finale. Quello che sento doveroso fare, è trasmettere e omaggiare il messaggio che l’autrice, a mio avviso, ha voluto trasmettere attraverso Signore, In carrozza!

Signore in carrozza di Cristina Ferrandi
© 2021 Edizioni Progetto Cultura_Illustrazione di Gaia Filippi

Signore, in carrozza! È un invito a riflettere

Ciascuno di noi può riconoscersi, anche solo parzialmente, in uno dei ruoli descritti.
Ciascuno. Anche, e soprattutto, quelli che si ostinano a convincersi di non dare peso all’opinione altrui o alle convinzioni definite come corrette e opportune, mentre nel profondo sanno che non è esattamente così e che le proprie scelte e azioni, purtroppo ancora troppo di frequente, sono condizionate da questi aspetti.

Questo non vuol dire che dobbiamo trasformarci in animali solitari ma, come tutto del resto, che dovremmo trovare il giusto compromesso tra quello che si è davvero e quello che si smussa per mostrarlo agli altri.

Fermarci un attimo, guardarci allo specchio, porci delle domande in merito e vedere se la direzione intrapresa è quella giusta per noi.
Non aver timore di mostrarsi per quello che si è o ciò che ci rende felici. Allo stesso modo, non avere paura di ammettere i propri sbagli e trovare la forza, se serve, per cambiare direzione.

Sono estremamente convinta che se ognuno di noi fissasse questo appuntamento con se stesso e lo rispettasse con costanza negli anni, l’dea di vivere un futuro e mondo migliore diventerebbe meno utopica.
Perché, per quanto l’essere umano sia di base un individuo egoista, sono l’insieme e la comunità a fare la differenza. Se immagino un futuro in cui l’uomo, pur mantenendo la sua natura ego-centrica, impari ad essere sereno con se stesso, senza la vergogna e l’esigenza di nascondere la propria natura, il beneficio non sarebbe individuale, ma diventerebbe collettivo.

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