Un Couturier e un Maestro Vetraio scelgono di trasformare la stima reciproca nella costruzione di un progetto artistico. Nasce “d’Acque”: poesia di riverberi e riflessi dei paesaggi lagunari che si sono fusi, con gioielli e abiti unici e ricercati, in un unico flusso. Perché nulla è più Sublime di due anime affini che creano insieme.
La coincidenze di Italian Glass week e Milano Fashion week vi ha fatto incontrare e scoprire le rispettive espressioni artistiche. Come è scoccata la scintilla che vi ha fatto capire che avreste voluto creare un progetto comune?
Antonio Dei Rossi – Il progetto è maturato successivamente all’iniziale stima per il lavoro reciproco e una sincera amicizia. Confrontandoci, come spesso accade, e mettendo in relazione le rispettive specificità, di per sé complementari, è nata l’idea di collaborazione animata più dall’aspetto ludico costruttivo che non finalizzata a scopi commerciali.
Luca Giannola – Solitamente, per quanto mi riguarda, non mi capita di sentirmi affine ad altri creativi, ma ci sono casi in cui caratteristiche come ricerca, cura dei dettagli, poetica del lavoro incontrano il mio sentire. Il lavoro che fa Antonio, sulle sue creazioni, ha decisamente incontrato il mio gusto, anche attraverso lo scambio naturale di opinioni e punti di vista sulla moda e sull’arte.
Da tanti punti in comune, come avete scelto quale sarebbe stato il tema per il vostro progetto e perché?
Antonio Dei Rossi – Anche questo è nato da una chiacchierata, sulle similitudini delle forme di Luca e su un elemento che appartiene ad entrambi, soprattutto a me che sull’acqua sono nato abitando in un’isola. Tutta la poesia dei riverberi e dei riflessi che vivo nel quotidiano, che Luca ha ritrovato nei paesaggi lagunari che spesso ha cominciato a frequentare.
Dapprima quindi una scelta emozionale che poi è diventata ragionamento e indagine e l’acqua è diventata “d’Acque” nelle forme e nelle interpretazioni non univoche dei nostri pensieri, poiché l’acqua prende forma da ciò che la contiene.
Luca Giannola – Il tema dell’acqua. In maniera molto naturale e per pura coincidenza, un po’ di tempo fa, si parlava dell’idea che entrambi avevamo di realizzare creazioni che avessero questo richiamo. Poi in realtà l’acqua si è sviluppata in tutto ciò che l’accoglieva: scenari naturali e soprattutto palazzi storici con facciate eleganti a cui abbiamo abbinato le opere.
Avete scelto di fotografare le vostre creazioni a Venezia. Le forme degli abiti-scultura richiamano i movimenti e i colori dell’acqua. Come si è sviluppato il processo creativo per realizzarli?
Luca Giannola – Il mio processo creativo parte da uno sguardo accurato del movimento dell’acqua, proiettandolo nella visione del tessuto. Ogni onda, ogni movimento diventa nel mio immaginario da “scultore sartoriale”, una sorta di arricciatura, increspatura, drappeggio, ovvero tutto ciò che crea un capo accarezzando un corpo. Tessuto e acqua si fondono negli stessi movimenti.
Nei gioielli che hai proposto notiamo la raffigurazione di diverse tipologie di fiori attraverso la lavorazione della murrina, della quale, Antonio, sei Maestro. Perché la scelta di questo soggetto? Cosa hai voluto rappresentare?
Antonio Dei Rossi – Si in effetti il mio lavoro ormai da decenni si basa sulla murrina figurativa per la quale sono l’unico e ultimo maestro vetraio e i miei lavori di design sono quasi esclusivamente progettati per contenerla e valorizzarla così come il gioiello.
Nello specifico per questa mini collezione, (che non comprende solo iconografia floreali) la mia interpretazione voleva essere formale ma anche concettuale e simbolica nelle varie sfaccettature della rappresentazione. L’acqua simbolo di vita, quindi un rigoglìo di fiori, ad esempio, nel mono orecchino “Flore” dove i gambi, quattro esili steli, portano linfa vitale ma allo stesso tempo è pioggia irrorante che scende, fluida ad elementi snodati, rappresentata dalla frangia d’oro. Ascesa e discesa.
Ma anche omaggio all’architettura veneziana attraverso gli orecchini bifore che dall’acqua si ergono (in questo caso rappresentata dalle onde d’organza degli abiti di Luca), contenendo la murrina riportante il fregio quadrilobato di Palazzo Ducale. E ancora cenno alla natura nell’orecchino “Piuma”: una piuma di pavone (non più flora ma fauna) dove la murrina è l’occhio della piuma. Un messaggio più forte, però si legge, tragico e realistico, poiché la forma allude alla lisca, macabra rappresentazione di una Venezia consunta, perché a volo d’uccello Venezia è un pesce.
Dopo aver definito le linee guida del progetto, e lavorando in autonomia anche in città diverse, come avete gestito l’allineamento su quanto stavate creando?
Antonio Dei Rossi – Come dicevo nel confronto continuo, di idee condivise, ricercando accostamenti armonici d’equilibrio tra abito e gioiello
Luca Giannola – Abbiamo cercato prima di tutto di confrontarci il più possibile. Dopo gli iniziali scambi di informazioni e di idee, cercavamo di incontrarci regolarmente, seguendo l’iter canonico di ogni progetto, dal mood alla palette colori ai materiali, quindi pensando anche alle location specifiche che potessero incorniciare ogni eventuale outfit.
Qual è la caratteristica che vi ha ispirato di più l’uno dell’altro?
Luca Giannola – La cura del dettaglio, lo studio accurato e introspettivo di ogni forma che progetta e realizza, il significato che riesce a trasferire a quanto crea danno ai suoi gioielli un valore unico.
Antonio Dei Rossi – La poesia in ciò che riesce a creare accostata alla concretezza e al rigore del fare. Professionalità vera; caratteristica questa sempre più rara in un mondo di sedicenti professionisti e ti assicuro che ogni giorno ci sbattiamo contro.
L’armonia tra abiti e gioielli nelle immagini è molto poetica. Come avete scelto gli scorci di Venezia più adatti a raccontarla?
Antonio Dei Rossi – Premetto che Venezia è una città difficile, burocrazia e vincoli ovunque. La nostra idea era di inserire il progetto nella quotidianità veneziana, privata; grazie a una cara amica abbiamo avuto la possibilità di avere la sua residenza come set fotografico, un magnifico palazzo veneziano vivo e abitato dove traspare la sontuosità e la storia ma anche l’attualità. Così come per gli esterni, non stereotipi architettonici ma la rappresentazione di una Venezia dinamica che lavora e si muove: abbiamo scelto il tratto, trafficato di barche e vaporetti, del Canal Grande davanti alla stazione ferroviaria, il ponte degli Scalzi e alcuni scorci del ponte di Calatrava, uno dei più recenti interventi architettonici a Venezia.
Luca, cosa hai provato vedendo i tuoi abiti raccontati in un contesto così suggestivo?
Luca Giannola – Ho sempre sognato di inserire le mie collezioni scultoree nello scenario veneziano; un luogo in cui l’elemento dell’acqua accompagnato da suggestive architetture ed interni storici raffinati come palazzo Gradenigo, mi ha regalato una grande emozione.
Ci sono state delle references comuni, spaziando tra le varie forme d’arte, che avete condiviso e che vi hanno ispirato?
Antonio Dei Rossi – Sicuramente il confronto tra noi, raccontandoci le nostre idee. Non ci sono state consapevoli ispirazioni artistiche anche se è indubbio che ogni esperienza e ogni conoscenza o studio lascia un bagaglio culturale dal quale inevitabilmente si attinge.
Luca Giannola – In realtà non ce ne sono state di specifiche, di certo credo che entrambi siamo attratti dalla più alta forma d’arte: l’artigianato, soprattutto quello che abbiamo conosciuto ed ereditato dalle rispettive famiglie, conservandone il valore e cercando di divulgarlo con le nostre opere.
Tra gli scatti si nota una proposta creativa che esula dal mood delle altre combinazioni abito/gioiello. Come mai questa scelta?
Antonio Dei Rossi – Con Luca abbiamo ritenuto che una mia opera storica (risale ad una mia collezione di abiti scultura in vetro del 2000, già presente al museo del vetro di Murano) potesse essere inserita nel progetto poiché rappresentava un’altra interpretazione del tema d’Acque, nella fluidità del tema. Un bustino gioiello in cristallo e argento d’ispirazione fitomorfa, anemoni che fluttuano nelle correnti a vestire una novella sirena che sorge dall’acqua e sulla riva d’acqua del palazzo si siede e come una sirena ammalia con trasparenze e sinuosità ma le punte sono aculei pericolosi per chi s’avvicina.
Per d’Acque un recupero di un’opera con una continuità concettuale e formale dove il gioiello si sostituisce all’abito in un nuovo contesto inserito in un ambito “moda” poiché fino ad ora l’opera era stata esposta sempre su piedistallo e in ambito museale o in gallerie d’arte .
Quale credete sia stato il momento più sublime durante il vostro progetto?
Antonio Dei Rossi – Penso sia totalmente il progetto in sé: averlo voluto, averlo concretizzato, aver coinvolto altri idealisti come noi solo per il piacere di farlo senza fini economici ma nella ricerca creativa e del bello.
Tutti hanno lavorato dandoci fiducia e per questo voglio condividere ciò che abbiamo realizzato con i fotografi Mark Edward Smith, Joachim Thomas e Annalisa Scarpa, le modelle Marianna Marsura e Altea dei Rossi, la make-up artist Greta Rovere, la cara amica Flavia Mognetti per la location, Gianluca Moroso per il motoscafo e la partecipazione come modello in alcuni scatti, e mia moglie Anna, preziosa assistente per me e per Luca.
Luca Giannola – Ho vissuto tanti momenti sublimi durante questo progetto: dall’emozione di vedere i miei abiti scultura fondersi col meraviglioso scenario veneziano nelle magnificenze degli spazi aperti e degli interni, al momento in cui gioielli e capi abbinati indossati dalle modelle, creavano un preciso movimento; questo è uno degli aspetti più importanti per un designer di moda.
Quale suggerimento dareste a due artisti che scelgono di costruire una collaborazione, sia in termini pratici che creativi?
Antonio Dei Rossi – Non ritengo di essere in grado di dare consigli poiché penso che le cose succedano, gli incontri càpitino, quelli giusti raramente. Riuscire a portare a termine un progetto non è poi cosi scontato, le proposte di collaborazione in questi tempi si sprecano e spesso sono fuochi di paglia. Importante è credere fortemente in se stessi e nella persona con la quale si vuole condividere un’esperienza, che sia professionale o d’amicizia o altro.
Luca Giannola – Difficile dare consigli, posso dire che conoscere a fondo il percorso ed essere curiosi di leggere e comprendere, cosi come entrare in ascolto verso un collaboratore, sia fondamentale per una buona resa di un progetto in termini pratici e creativi.
Se non aveste alcun limite di tempo/spazio/fattibilità, qual è il progetto ideale che vi piacerebbe costruire come artisti?
Antonio Dei Rossi – Io sto portando avanti da anni l’importante progetto di recupero e salvaguardia della lavorazione tradizionale della murrina figurativa per il quale sono l’unico erede che è già un impegno enorme. Progetti collaterali ce ne sono sempre molti poiché essere idealisti fantasiosi e un po’ visionari e divertirsi della propria creatività è fondamentale.
Un progetto importante che mi piacerebbe portare a termine è più astratto e immateriale legato alla sensibilità di chi ascolta l’arte, l’iniziativa creativa. Portare le persone, le istituzioni a capire e sostenere.
Luca Giannola – Ne avrei tanti, difficile scegliere. Oltre all’elemento acqua, per esempio mi piacerebbe da sempre lavorare sull’elemento aria: dalla ricerca di forme scultoree legate al mio concept ma con un aspetto più aereo e leggero, ai colori e ai contesti quasi surreali, in una dimensione in cui i ritmi possano essere lenti e pacati. Per ora solo un’idea, un sogno nel cassetto.
Gioielli e Abito di Vetro: Antonio Dei Rossi
Abiti: Luca Giannola
Modelle: @altea.deirossi @marianna_marsura
Make-up artist @greta_rovere
Assistant Anna Dei Rossi
Location Palazzo Gradenigo (@flavia_amoromniavincit )