La scelta di un logo, che abbia riferimenti carichi di storia e simbologia, contribuisce a costruire il mito del proprio creatore. Perché Gianni Versace ha scelto l’affascinante gorgone greco per rappresentare il suo universo di valori? Una storia che parte dall’infanzia, da un caldo pomeriggio d’estate, in un’imponente dimora romana abbandonata.
Versace. Le origini del logo nella Magna Grecia
Quando si pensa ad una sfilata spettacolare, ai limiti del kitsch, esageratamente chic, non può non venire in mente Versace, lo stile inconfondibile del brand che ha reso grande l’Italia agli occhi del mondo.
Le origini del logo Versace si perdono nel mito e accarezzano la storia velandosi di mistero; allo stesso tempo si impregnano di quel candore ingenuo che solo un gioco di bambini può regalare a chi lo sa apprezzare.
L’icona assoluta del fashion ha iniziato a prendere forma durante un momento ludico, in una calda sera d’estate, tra le rovine di un’imponente dimora romana ormai abbandonata a se stessa, ma che sarebbe stata consegnata per sempre alla storia.
Tra quelle pietre millenarie Gianni giocava insieme ai suoi fratelli, quando il suo sguardo incrociò quello di Medusa e quello dell’affascinante Gorgone incontrò il suo, pietrificando quello che sarebbe stato un amore che li avrebbe legati indissolubilmente per sempre.
Il mito di Medusa
Il mito narra che l’affascinante Medusa, grazie alla sua straordinaria bellezza, riuscì a sedurre Poseidone, suscitando le inevitabili ire di Atena che, gelosa, scelse di tramutarla in un temibile mostro dai capelli di serpente, capace di pietrificare con lo sguardo chiunque incrociasse i suoi occhi fiammeggianti.
Delle tre sorelle Gorgoni, figlie del dio marino Forco, Medusa era l’unica mortale, regina e custode degli Inferi; Gianni Versace si unì a lei in un abbraccio eterno e ancestrale nella sua Magna Grecia, donandole una nuova vita e consacrandola all’immortalità anche fuori dalla mitologia.
Perché Medusa
“A Reggio Calabria, mi affacciavo dalla finestra di casa mia e vedevo le rovine delle terme romane. Da piccolo giocavo a pallone tra le colonne di un tempio greco”.
“Reggio è il regno dove è cominciata la favola della mia vita: la sartoria di mia madre, la boutique d’Alta Moda. Il luogo dove, da piccolo, cominciai ad apprezzare l’Iliade, l’Odissea, l’Eneide, dove ho cominciato a respirare l’arte della Magna Grecia.“
L’effige di Medusa venne scelta perché, da bambino, Gianni Versace era solito giocare in un luogo dove c’era un antico mosaico romano raffigurante il volto della Gorgone, regina dell’oltretomba.
“Quando le persone guarderanno Versace”, dichiarò , “dovranno sentirsi atterrite, pietrificate, proprio come quando si guarda negli occhi la Medusa”.
“Quando ho dovuto scegliere un simbolo, ho pensato all’antico mito: chi si innamora della Medusa non ha scampo. Allora, perché non pensare che chi è conquistato da Versace non può tornare indietro?”
Medusa e Gianni: un legame ancestrale indissolubile, capace di fare innamorare chiunque con il solo posare lo sguardo su creazioni uniche; dal pret-a-porter all’alta Moda, senza mai togliere nulla al fascino mediterraneo della Magna Grecia, culla di civiltà e splendore.
Ma chi era davvero Gianni Versace? L’arte di se-ducere
Non c’è alcun dubbio che Gianni Versace fosse un autentico seduttore.
L’etimologia della parola “seduttore” deriva dal latino se ducere – condurre a se.
Nessuno, come lui, era capace di sprigionare quell’irresistibile carica seduttiva, talmente potente da catalizzare l’attenzione sul fascino irresistibile della sua persona e delle sue creazioni di moda.
Proprio come Medusa.
Gianni Versace possedeva un’innata capacità di attirare a sé l’interesse delle persone, che rimanevano “pietrificate” dal suo straordinario carisma. Riusciva poi, a sua volta, a trasferire il bagliore luccicante del suo charme su ciò che creava: la sua moda si tramutava in vero e proprio “oggetto del desiderio”, al quale è ancora oggi impossibile sottrarsi.
Proprio come Medusa.
Sortilegio o pura vanità?
Gianni Versace raccontato da un compagno di classe
Ci sono aneddoti interessanti su Gianni Versace bambino, raccontati da un suo compagno di classe di nome Angelo Bernabó.
Tra le righe della celebre intervista si narra che, alle scuole elementari, Gianni scolaro riempisse il quaderno a quadretti di Aritmetica con piccoli disegni, raffiguranti prorompenti dive del cinema italiano degli anni ‘50.
“Quattro quadretti per il seno della Lollobrigida, cinque per quello della Loren, sei per quello della Mangano, il mio maestro si preoccupò, mia madre si mise a ridere.
Disegnavo continuamente loro: ho quaderni a quadretti pieni di Gina, Sophia e Silvana.“
“Una premonizione del fatto che le donne nate dalla sua matita non sarebbero passate inosservate, Gianni Versace la ebbe già alle scuole elementari.”
Con queste parole Angelo Bernabò racconta Gianni nella sua infanzia, soffermandosi sulla sua insofferenza nel rimanere imprigionato nelle “gabbie” formali dell’istruzione, che hanno cercato, inutilmente, di tarpargli le ali creative.
La mamma Francesca
La protagonista assoluta della vita di Gianni bambino, già proiettata verso un futuro radioso, era sua madre Francesca; in primis sarta, donna curiosa, volitiva, colta che, intuendo il grande talento del figlio, gli ha fatto muovere i primi passi nel campo della moda, accogliendolo nel suo atelier di Reggio Calabria e spingendolo sempre ad aprire lo sguardo al mondo patinato della moda parigina di quegli anni.
In quegli anni, in Calabria, una donna libera e moderna come Francesca ha avuto il coraggio di osare, di sperimentare e di aprire quella gabbia in cui Gianni rischiava di restare imprigionato per sempre.
“Reggio è il regno dove è cominciata la favola della mia vita: la sartoria di mia madre, la boutique d’Alta Moda. Il luogo dove, da piccolo, cominciai ad apprezzare l’Iliade, l’Odissea e l’Eneide; dove ho cominciato a respirare l’arte della Magna Grecia”.
“Io vengo dal mondo della sartoria, mi sono formato accanto a mia madre nel suo atelier, ma il futuro è nel pret-a-porter, nell’industria e nel talento del designer”.
Gianni ha avuto il coraggio di osare ma senza rinnegare le proprie radici, quelle radici saldamente affondate nella Magna Grecia, la sua terra, celebrata attraverso forme e colori nelle sue creazioni, capaci di sfidare il tempo.
Dalle Gorgoni alle Muse: il sodalizio con Madonna
Due personalità camaleontiche, capaci di sfidare le convenzioni e di dettare le regole della moda, non potevano non incontrarsi e non influenzarsi a vicenda.
Madonna è Versace, Versace è Madonna.
Era il 1995 quando Miss Ciccone posò per il fotografo di moda Mario Testino, come icona assoluta della celebre griffe Versace.
Nel 2015 Miss Ciccone risorge dalle ceneri di Medusa per celebrare ancora una volta il mito assoluto e consacrare entrambi alla storia; una serie di scatti, rigorosamente in bianco e nero, immortalano le forme senza tempo della celebre pop star, assecondando, ancora una volta, quelle intuizioni visionarie che hanno fatto di Gianni Versace il più poetico dei creatori di moda.
Madonna viene incoronata musa assoluta della maison per ben quattro volte: nel 1995, per gli shooting primavera/estate e autunno/inverno, nel 2005 e nel 2014.
Un legame indissolubile tra la pop star internazionale e il re del fashion, un legame che non vuole dissolversi, nonostante la potente Medusa abbia perduto per sempre la sua preziosa testa, insieme a Gianni.
NOTA DI REDAZIONE
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Grazie per la collaborazione.
salvo saia
Magnifica e colta spiegazione della peculiarità di Versace.