Digital-Content Creator, Fotografa e Art Director, collabora con brand quali Bvlgari, La Prairie e Sisley, proponendo sempre la sua personale estetica, caratterizzata da linee geometriche e toni chiari, influenzata dall’arte contemporanea, dall’architettura e dal Giappone.
“Simplicity is the key to find the inner beauty of life.”

Sophia Ippoliti ha trent’anni e vive a Roma; amante del minimalismo giapponese, ci racconta come la fotografia sia lo strumento attraverso il quale esprime le sue emozioni e sensazioni e li comunica ai suoi 95 mila followers su Instagram e non solo.
Il Sublime, per la giovane Digital Creator, è la rappresentazione tangibile di una sua idea, mentre la mediocrità non le appartiene affatto; scopriremo più avanti perché.
Vive la sua cosa come un prolungamento di se stessa e come rifugio dal mondo esterno, ma anche, in un certo senso, come condanna. Gli oggetti per Sophia Ippoliti sono essenziali: fonte di affetto e gelosia.
Sophia Ippoliti si racconta al Sublimista attraverso parole e luce, in una conversazione intima e personale e attraverso l’obiettivo di Nicola D’Anna, mentre indossa abiti che rispecchiano al meglio la sua personalità e la sua estetica.

Chi è Sophia Ippoliti? Quali sono le sue origini?
Sono una Digital Content Creator e Art Director. Sono umbra e vivo a Roma da 8 anni.
Inizio il mio lavoro nel mondo creativo come ricercatrice vintage e 6 anni fa creo un gruppo Facebook per appassionati del settore sul territorio romano. Ho pensato poi di spostare l’attenzione sul social più in voga del momento, Instagram.
Un poco alla volta sono arrivate molte soddisfazioni ed i brand hanno iniziato a buttare un occhio sui contenuti fotografici che proponevo: ne intravidi il potenziale e decisi di formarmi in questo ambito studiando e sperimentando giorno dopo giorno.
Luci, geometrie ed il fascino insito negli oggetti piuttosto che negli elementi naturali sono il fulcro della mia visione, mi piace poterci giocare e raccontare attraverso la fotografia ciò che vedo e che mi trasmettono.

Sophia Ippoliti, sei fotografa, Content Creator e Art Director. Che tipo di estetica persegui? Come definiresti il suo stile e come descriveresti un tuo contenuto ideale?
Il mio ideale estetico è il Giappone, mi ispiro molto a quel magico posto che ebbi la fortuna di visitare e vivere 4 anni fa. Trovo il minimalismo giapponese ammaliante, ricercato nella sua semplicità, essenziale nella sua forza comunicativa.
Il mio contenuto ideale è un rigoroso sistema di equilibri che mira a raggiungere l’estetica della semplicità. Per me semplice è bello.

Qual è il processo di creazione di un contenuto di Sophia Ippoliti? Da dove prendi ispirazione? C’è un luogo in cui ti senti più ispirata?
Non c’è in realtà una lista di oggetti, posti o situazioni che mi ispirano particolarmente: tutto dipende dal momento che vive il mio processo di ispirazione. Lo stesso luogo può essere ispirante in un determinato momento come anonimo nell’istante successivo.
Sono attimi dati da incroci di eventi, sono piccoli istanti di tempo e vita da cogliere ed immagazzinare per poi elaborare successivamente attraverso un obbiettivo.
Uno dei luoghi dove mi sono sentita maggiormente ispirata è stata casa mia durante il primo lockdown, strano a dirsi vero?

In che modo il tuo presente, il tuo stile di vita e la tua estetica sono influenzati dal luogo di nascita?
Tutto ciò che ho vissuto è servito in qualche modo a maturare e strutturare in me una determinata inclinazione estetica, un gusto personale e un’attitudine al bello.
Sono nata in un contesto molto creativo, i miei genitori avevano un’azienda nella quale si realizzavano idee e sono certa che questo in qualche modo abbia da sempre avuto un ruolo principe nel mio lavoro.

Quanto influisce l’ambiente in cui è scattata una foto?
Influisce moltissimo: la location non è solo una cornice, la location dà terreno alla composizione, crea opposizione e contrasti. A volte anche ambienti all’apparenza più anonimi possono regalare suggestivi spunti creativi.
Cosa rappresenta per Sophia Ippoliti la propria casa? È un luogo sicuro di pace e serenità?
La mia casa è il mio studio, il mio rifugio e anche la mia condanna, nutro un rapporto contrastante con essa in quanto mi permette di sperimentare ma allo stesso tempo mi limita molto. Sono in una casa che non mi appartiene totalmente al momento e sto cercando il mio futuro luogo dove poter dare sfogo al mio gusto personale, curando ogni minimo dettaglio per renderla a pieno un prolungamento di me stessa.

Cosa rappresentano gli oggetti per Sophia Ippoliti? Sono in grado di regalarle emozioni o stabilisci un confine tra te e loro?
Non provo vergogna nel dire che per me gli oggetti sono essenziali: nutro per essi un profondo affetto e ne sono a tratti gelosa. Ho oggetti che non amo condividere con nessuno e che custodisco gelosamente in posti segreti. Altri amo invece sfoggiarli e viverli.
Le emozioni che mi suscitano alcuni oggetti sono date non solo dalla loro conquista, ma soprattutto dalla storia che mi raccontano.

Parliamo allora degli oggetti vintage, “oggetti di memoria”, carichi di ricordi.
Gli oggetti vintage rappresentano la storia per eccellenza, sono carichi di forza emotiva, hanno in sé la vita che li ha preceduti e spazio per viverne di nuova; sono per me da sempre fonte di magnetica attrazione e non posso farne a meno. A volte è come se l’oggetto trovasse me.
Ci sono poi gli “oggetti persona”. Intendo quelli appartenuti a persone vicine a noi e pieni di soggettività. Cosa ne pensi? Ne possiedi qualcuno?
Questo genere di oggetti è per me carico di culto, di significato e dalla forte componente ispirazionale; sono oggetti molto ricorrenti nella mia produzione fotografica, sono come un timbro di fabbrica.
Uno di questi è un vecchio orcio in ceramica, da sempre presente nella casa dove sono nata e che mi è stato regalato dai miei genitori.

Possiedo inoltre una tela realizzata ed appartenuta al mio professore di Arte della scuola media, nonché caro amico di famiglia.
Lo trovo estremamente carico di personalità e dopo anni continuo a guardarlo con ammirazione, rimanendone ipnotizzata; il titolo è Genesi.

Cos’é per Sophia Ippoliti il Sublime? Quale trovi sia il lato sublime di un contenuto che crei? Cosa pensi ti differenzi da altri Content Creators?
Il Sublime è per me incondizionata ammirazione.
Il lato sublime di un mio contenuto trovo sia la rappresentazione tangibile di uno stato mentale, di un’idea, di una sensazione; è raggiungere con i mezzi che ho a disposizione un qualcosa che non aveva forma.
Ciò che sto per dire potrebbe essere condiviso anche da altri Creators, perciò non la vedo con una differenza, bensì come una constatazione: io non mi sento mai arrivata, mai brava, mai soddisfatta, io penso continuamente a come migliorarmi e strutturarmi. Sono un’eterna insoddisfatta.
Esiste un tipo di relazione Sublime nella sua vita?
Quella con il mio compagno, da sempre per me fonte di stimoli. Posso definirla con estrema consapevolezza una persona sublime, che ammiro e stimo.
Invece, cosa pensa Sophia Ippoliti dell’insignificante e del mediocre?
Penso che nella mediocrità non esista una dote che ammiro molto: l’ambizione.
NOTA DI REDAZIONE:
L’intervista a Sophia Ippoliti è parte del progetto “RELATIONS“, di Valentina De Lisi, in esclusiva per il Sublimista.
RELATIONS è un progetto letterario, fotografico, artistico, sociale, sperimentale, dedito a ricercare il sublime, ma anche il suo contrario, ovvero l’insignificante all’interno delle relazioni tra gli esseri umani.
È una realtà nata per ricercare il sublime all’interno delle relazioni che gli esseri umani stabiliscono con gli ambienti, con gli oggetti del mondo circostante e con la propria memoria. Coinvolge nomi emergenti e non del panorama fotografico, artistico e della moda per riflettere su rapporti appartenenti alla vita quotidiana ma con significati profondi e spesso nascosti.
Racconta i lati più intimi delle persone, analizza le loro opere, condivide i loro luoghi e le loro emozioni, i racconti e i modi di vivere.
Ricerca il sublime applicato alla moda, il sublime che si cela nella memoria dell’abito, nella memoria di un profumo, in un ricordo, in un’opera d’arte e anche il suo esatto contrario.