Trasparenze, scollature, body, corsetti, make up e nude look condivisi su corpi femminili e maschili.
Scambi di baci tra artisti dello stesso sesso avvolti da piume.
Capezzoli in tessuto sopra a quelli di carne, per ricordarci come la sessualizzazione di un corpo parta dalla prospettiva di chi lo osserva.
Mazzi di fiori tradizionalmente omaggiati alle artiste e da loro “passati” ai propri partner artistici, come gesto simbolico, segno di rottura di vecchi stereotipi che spesso non aiutano le battaglie.
Amanti o meno alla kermesse musicale più “vecchia” e famosa d’Italia, è interessante osservare come gli artisti stiano contribuendo all’abbattimento di schemi e preconcetti non sani.
Servono ancora questi gesti nel 2021? Sì, servono. Sono le notizie di cronaca che ci accompagnano ogni giorno a ricordarcelo e il fatto che gli artisti sentano l’urgenza di esprimersi in questo senso ne è la conferma.
In un anno difficile, di fronte ad una platea vuota, il palco dell’Ariston è stato travolto dal grido di “siamo fuori di testa, ma diversi da loro” dei Måneskin, celebrando il rock nel suo significato più puro di rottura degli schemi, espressione di libertà, sensualità e talento.
È stato conquistato dalle rose trafitte nel petto sanguinante di Achille Lauro, come accusa ad un sistema di comunicazione basato su odio, giudizio e discriminazione; perché le parole sono spine che feriscono, hanno un peso, soprattutto se rivolte a ragazzi che stanno cercando di trovare il proprio posto nel mondo, attraverso l’espressione creativa.
Talento ed estetica. Forma e sostanza. Perchè non è vero che la cultura non può essere sensuale e affascinante. La ricerca, lo studio, la dedizione e la creazione non hanno un peso solo in giacca e cravatta, nell’arroganza dei modi mascherata dalla serietà dell’apparenza, come la nostra società ama spesso farci credere.
Libertà di espressione, distruzione del concetto di genere, richiesta di diritti urlati in un tempo nel quale non possiamo nemmeno respirare gli uni vicini agli altri. In un tempo nel quale dobbiamo rimanere “zitti e buoni” e, giustamente, sentire il senso di responsabilità gli uni verso gli altri per uscire al più presto e il più sani possibile dal momento che più sta mettendo alla prova le nostre generazioni – tutte, l’arte ha il potere di sublimare la vita.
Grazie agli artisti che sempre si espongono per tutti noi.
Ad Maiora,
il Sublimista
loredana
Condivido pienamente l’analisi che avete fatto della kermesse del Festival di San Remo, finalmente, spazio all’abbattimento degli stereotipi di genere!!! … ma c’è ancora tanto, troppo, su cui lavorare!
il Sublimista
Sì, c’è ancora tanto da fare e la prova è che abbiamo trascorso parte della mattinata a rispondere a commenti offensivi al limite dell’assurdo, che in un attimo ci hanno catapultato in un Medioevo ideologico ancora ahimè estremamente attuale. Siamo sempre più convinti di quanto sia responsabilità di tutti continuare ad esporci in supporto a queste tematiche. Grazie mille per farlo insieme a noi.